Yemen, così le armi americane finivano ad al-Qaeda attraverso Riyadh e Abu Dhabi

Umberto De Giovannangeli – Fonte: ©Uffingtongpost
05/02/2019
Le armi sono state distribuite da Riyadh e Abu Dhabi ai loro impresentabili, ma attivi, partner nella coalizione sunnita che da anni combatte la minoranza sciita Houthi.
Un discorso che riguarda, eccome, anche l’Italia. Anche bombe prodotte in Italia, infatti, sono state utilizzate in questi anni di violento conflittocome confermato dal recente Rapporto delle Nazioni Unite sul conflitto nello Yemen dove si mostrano le prove dell’utilizzo di bombe targate RWM da parte della coalizione araba nella capitale Sana’a..”.
“Fermare la fornitura di armamenti alle forze militari della coalizione guidata dall’Arabia Saudita – sottolinea a sua volta Oxfam – è un dovere nazionale, è una decisione di responsabilità, è dimostrare che l’Italia mette la pace, la sicurezza e la difesa dei diritti umani al centro della propria politica estera e di difesa”. Diversi Paesi europei con cui l’Italia è alleata, tra cui Germania, Svezia e Olanda, già da tempo hanno interrotto le forniture di sistemi militari all’Arabia Saudita, in particolare quelle impiegate dall’aviazione saudita in Yemen.
“Fin da gennaio – denuncia Giorgio Beretta dell’Osservatorio sulle armi di Brescia (Opal)le Nazioni Unite hanno reso noto un rapporto nel quale non solo documentano che ‘la coalizione guidata dall’Arabia Saudita non ha rispettato il diritto umanitario internazionale in almeno 10 attacchi aerei diretti su abitazioni, mercati, fabbriche e su un ospedale’, ma certificano che diversi di questi attacchi sono stati compiuti con bombe di fabbricazione italiana denunciando, senza mezzi termini, che queste azioni militari ‘possono costituire crimini di guerra (‘may amount to war crimes’): che è il massimo che può dire un gruppo di esperti, perché non è un tribunale”.
“Il governo italiano è contrario alla vendita di armi all’Arabia Saudita per il ruolo che sta svolgendo nella guerra in Yemen. Adesso si tratta solamente di formalizzare questa posizione e di trarne delle conseguenze”, aveva affermato il premier Giuseppe Conte durante la conferenza stampa di fine anno. Da quel 28 dicembre 2018 sono trascorsi 35 giorni. E la “formalizzazione” non è ancora arrivata…