Versano lacrime alla vista della foto della piccola Amal, un corpicino scheletrico che ha cessato di vivere lo scorso primo novembre, ma poi continuano a fare affari con coloro che hanno trasformato lo Yemen, per dirla con le parole di Geert Cappelaere, direttore regionale Unicef per il Medio Oriente e l’Africa, “in un inferno per i bambini”. Quella in Yemen non è una “guerra dimenticata”. È una guerra combattuta, dalla coalizione a guida saudita, con armi vendute loro dall’Occidente.
La presa di posizione di Trenta arriva giusto dopo che, un paio di giorni prima, Giorgio Beretta dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere e sulle politiche di sicurezza e difesa di Brescia, era tornato, da Il Manifesto, sull’argomento dell’export di armi notando che il Movimento 5 Stelle, che nella scorsa legislatura aveva accusato Renzi e Gentiloni di avere “le mani sporche di sangue” per le continue forniture di bombe aeree all’Arabia Saudita, ancora non aveva fatto nulla per sospendere l’export di armi in Arabia Saudita.
Insomma, un gioco delle parti, come lo definisce Maurizio Simoncelli, dell’Archivio per il Disarmo: “La risposta è talmente generica che lascia stupiti, considerando le battaglie che a suo tempo il Movimento ha sposato. Come del resto lascia stupiti che l’interrogazione sia stata presentata dalla Quartapelle che fino a poco tempo fa era in maggioranza”. Insomma, cambiano i governi, ma l’andazzo resta sempre quello: toglieteci tutto, meno il business delle armi. Quelle armi che hanno ridotto lo Yemen in un inferno in terra. Un inferno per i bambini…leggi tutto l’articolo