Coordinamento Campagne Rete Italiana Pace e Disarmo – 20 Novembre 2020
Non si ferma l’export di armi verso l’Arabia Saudita dai Paesi del G20, un flusso che ha superato di tre volte il valore degli aiuti alla popolazione. Appello delle organizzazioni umanitarie italiane per uno stop alla vendita delle armi che alimentano il conflitto, alla vigilia del vertice che si terrà proprio in Arabia Saudita.
Continua in Yemen la drammatica situazione di un conflitto che colpisce pesantemente la popolazione civile ormai da troppi anni. Contemporaneamente non accenna a fermarsi l’export di armamenti dai Paesi del G20 verso l’Arabia Saudita e i suoi alleati: dal 2015 al 2019 sono stati esportati 17 miliardi di euro in armamenti, tre volte il valore degli aiuti stanziati dagli stessi Paesi per alleviare le sofferenze del popolo yemenita.
È questa la denuncia rilanciata da Amnesty International Italia, Movimento dei Focolarli, Oxfam Italia, Save the Children Italia e Rete Italiana Pace e Disarmo alla vigilia del vertice G20 del 21 e 22 novembre che sarà ospitato proprio dall’Arabia Saudita, dove i leader mondiali promettono “azioni senza precedenti per proteggere i più vulnerabili”.
La situazione umanitaria continua a peggiorare
Dopo oltre 5 anni e mezzo di conflitto lo Yemen è un paese distrutto, con oltre 100mila vittime, tra cui più di 12 mila civili. “I bambini sono tra i più colpiti, poiché rappresentano un quarto delle vittimelegate ai conflitti registrate quest’anno” dice Egizia Petroccione, Capo Dipartimento Advocacy e Policy Internazionale di Save the Children Italia: “I bambini yemeniti vivono nella paura, la guerra continua a portare la morte nelle loro città. Il picco della violenza a Hodeidah e Taiz mostra che ora più che mai è il momento di un cessate il fuoco a livello nazionale come primo passo verso una pace sostenibile”.
In questo contesto, l’aumento dei combattimenti a Hodeidah è particolarmente preoccupante poiché il suo porto è il canale di accesso del 70% di tutte le importazioni in Yemen. Anche una sua chiusura temporanea riduce la disponibilità di cibo per le famiglie vulnerabili, in un momento in cui il Paese è sull’orlo della carestia. Sono 10 milioni gli yemeniti ce soffrono la fame, 20 milioni non hanno accesso all’acqua pulita e a servizi igienico-sanitari. A questo si aggiunge una grave epidemia di colera e la diffusione “incontrollata” del contagio da COVID-19, in un paese con metà degli ospedali distrutti o con limitati mezzi e personale per rispondere alle necessità della popolazione. Nonostante la situazione sia così grave, il piano di risposta umanitaria delle Nazioni Unite per il 2020 è finanziato solo al 44%.
“Dopo anni di morte, sfollamenti forzati e epidemie la popolazione dello Yemen è allo stremo – ha detto Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia – Tutto questo deve finire al più presto. La comunità internazionale deve abbandonare del tutto una logica fondata sul “profitto di guerra”, per sposare un dovere umanitario che, se non altro, questa pandemia dovrebbe aver reso più evidente in tutto il mondo”.
Nonostante l’11 luglio 2019 l’Italia abbia sospeso per 18 mesi l’esportazione di bombe d’aereo e missili dirette verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, va ricordato come tra il 2015 e il 2019 il nostro Paese abbia autorizzato export di armamenti per un valore complessivo di circa 845 milioni di euro verso l’Arabia Saudita cui si aggiungono gli oltre 704 verso gli Emirati Arabi Uniti.
Inoltre sebbene da metà 2019 non sia stata rilasciata alcuna autorizzazione sui materiali specificamente indicati nella decisione governativa, su altri tipi di materiali d’armamento è stato invece dato il via libera (tra il 26 giugno e il 31 dicembre 2019) a 6 autorizzazioni verso l’Arabia Saudita per un valore complessivo di circa 105 milioni di euro e a 25 autorizzazioni verso gli Emirati Arabi Uniti per un valore complessivo di circa 79 milioni di euro. Le stime per i primi sei mesi del 2020 segnalano infine spedizioni definitive per poco meno di 11 milioni di euro in armi e munizioni di tipo militare verso gli EAU e 5,3 milioni di euro all’Arabia Saudita (dei quali 4,9 milioni riguardano pistole o fucili semiautomatici che possono essere state destinate anche a militari o corpi di sicurezza pubblici o privati).
Alla vigilia della scadenza della sospensione decisa nel 2019 le nostre Organizzazioni chiedono dunque a Governo e Parlamento italiani di prolungare il periodo di validità di tale sospensione allargandola inoltre a tutte le categorie di armamento e tutti i membri della coalizione a guida saudita.