Andrea Bottalico – Fonte: Sereno Regis
venerdì 14 Febbraio 2020
Business militare. Il progetto nasce dalla mobilitazione dei portuali dello scorso anno contro il cargo saudita Bahri Yanbu. Uno strumento transnazionale di analisi dei movimenti e dei lavoratori per definire la geografia dei produttori di armi e i percorsi
…La costituzione di «Weapon Watch – Osservatorio sulle armi nei porti europei e del Mediterraneo» nasce dal blocco di quella nave saudita e dall’esigenza di esplorare la realtà dell’economia di guerra. All’origine del blocco vi è stata la mobilitazione che ha coinvolto diversi gruppi indipendenti in Belgio, Francia, Spagna, Italia, che hanno seguito i movimenti della «nave delle armi» fino al presidio sulle banchine del porto di Genova.
I lavoratori portuali sono stati capaci di far emergere le contraddizioni a partire da alcuni princìpi che per ragioni storiche sentono propri, facendosi carico di ciò che le autorità hanno ignorato…
…Anche la presenza di personale di polizia durante le soste delle Bahri entro la cinta portuale testimonia i forti interessi, venuti alla luce con l’azione dello scorso maggio a Genova. Come ha sottolineato Carlo Tombola, coordinatore scientifico di Opal (Osservatorio Permanente Armi Leggere di Brescia), autore insieme a Sergio Finardi del libro La strada delle armi e tra i fondatori di Weapon Watch, è stato il movimento stesso nato dal blocco della Bahri Yanbu a decidere di dotarsi di uno strumento di conoscenza.
L’associazione nasce dunque dalla volontà di creare uno strumento trasversale di analisi e un luogo critico in cui discutere, confrontare idee, creare dibattito e conflitto. «Il nostro progetto spiega Tombola è definire una geografia dei produttori di armi che trasportano questa merce attraverso i porti, che rappresentano il perno della filiera logistica militare. Dobbiamo e vogliamo osservare le armi che transitano nei porti attraverso la creazione di una rete nazionale e transnazionale, sia perché è nei porti che queste merci diventano meno nascoste, sia perché i lavoratori dei porti e i marittimi sulle navi non amano maneggiare queste merci mortifere»…