Andrea Maggiolo – Fonte: Today.it
31 marzo 2022
Il 56enne Mauro Moser ha ucciso la moglie Viviana Micheluzzi a Castello-Molina di Fiemme, in Trentino. Poi ha rivolto l’arma verso di sé. A trovare i corpi è stato uno dei figli. L’uomo deteneva un regolare porto d’armi e sembra che la pistola (una Glock calibro nove) sia stata acquistata la mattina del giorno dell’omicidio in un’armeria della bassa atesina. Dettagli sull’esatta tipologia di licenza grazie alla quale l’uomo poteva legalmente avere un’arma in mano non filtrano. La pistola era a fianco dei corpi: solo due i colpi esplosi in tutto, sufficienti per una tragedia che ha sconvolto tutti. “Un dramma che ci coglie di sorpresa e che lascia una comunità senza parole e sotto shock”, commenta il sindaco del piccolo comune. I due avrebbero avuto una discussione nei pressi del maso nell’azienda agricola che portavano avanti insieme da anni: un’attività nata dalla passione per l’apicoltura di Micheluzzi. Sulla vicenda la Procura di Trento ha aperto un fascicolo che servirà per compiere gli accertamenti necessari a ricostruire la tragedia, sulla cui dinamica però non sembrano sussistere dubbi: omicidio-suicidio. Mauro Moser, raccontano i media locali, non accettava il fatto che la moglie avesse deciso di mettere la parola fine a un’unione, personale e lavorativa, che durava da trent’anni. Forse c’erano dissidi sugli accordi economici per la separazione. A un’amica Micheluzzi avrebbe detto che Moser era diventato aggressivo. Oggi era in programma un incontro in tribunale.
“Dalle informazioni finora rese pubbliche – dice a Today Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa (OPAL) – non è possibile sapere il tipo di licenza di porto d’armi (tiro sportivo, uso caccia,ecc.) di cui era in possesso Mauro Moser né quando l’abbia ottenuta, ma due fatti sono certi: la coppia aveva in corso una separazione e la pistola è stata acquistata dal marito omicida la mattina dell’omicidio, un fatto questo che indica una chiara premeditazione“. “Come hanno rilevato diversi studi – ci ricorda Beretta – la separazione matrimoniale o di convivenza è una fase particolarmente critica che spesso genera crisi di identità, soprattutto negli uomini, che possono facilmente sfociare in episodi di violenza nei confronti della donna. In questi casi, le forze di pubblica sicurezza possono fare poco perché possono intervenire solo quando vi è una segnalazione, un esposto o una denuncia, in mancanza delle quali raramente procedono ad un ritiro cautelativo delle armi”. Che fare dunque? (…)
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Foto: La donna uccisa dal marito in Val di Fiemme. © Today.it