“Eppure non basta dire che una bomba cadrà”, scriveva Gregory Corso, uno tra i più noti poeti della scena Beat. Aveva ragione. Non basta dire che un ordigno cadrà sugli inermi per fermarne la produzione. Nel gran bazar delle armi ci sono troppi soldi, troppi interessi, troppi posti di lavoro. Al limite si può decidere che le bombe non verranno prodotte in patria, lasciando però ad altre patrie la fabbricazione. Più o meno è quanto ha fatto il governo tedesco quando ha deciso di vietare l’esportazione di armi a favore della Reale Aeronautica Saudita fino a quando non sarà spiegato il caso Jamal Khashoggi, il giornalista saudita ucciso nell’ambasciata del regno wahhabita ad Istanbul (Turchia) il 2 ottobre scorso. Dopo la risoluzione tedesca hanno rinunciato all’export anche Norvegia, Danimarca e Finlandia.
Nei primi sei mesi di quest’anno, sono dati ufficiali, la Rheinmetall ha portato all’estero armi per un valore di oltre trentasei milioni di euro. I numeri li ha elaborati Giorgio Beretta, ricercatore dell’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere (OPAL) di Brescia, che a Africa-Express ha spiegato che “l’export di armi dalla Sardegna sono in aumento e a giugno, con il governo Conte già in carica, ne sono state esportate per un valore che supera dieci milioni di euro”.
Il governo del popolo lascia fare, come gli altri governi che lo hanno preceduto. La nuova politica si incrocia con la vecchia, in questo campo. Gli affari sono affari, non possono essere fermati, perché, ha ribadito il Fatto, “esiste un contratto riservato, con data 29 novembre 2012, tra Rwm Italia e la Raytheon Systems inglese, per un ordine di 63,2 milioni di euro di forniture, in cui è citato in contratto madre tra Raytheon e il ministro della Difesa dell’Arabia Saudita”. Dal documento si desume che Italia, Inghilterra, Usa e Germania hanno pensato a un sistema ‘scaricabarile’ dove tutti sono colpevoli ma nessuno può essere dichiarato tale. Così il business delle bombe made in Sardegna è destinato ad aumentare, visto che la RWM ha ottenuto – ha scritto Cornelia I. Toelgyes su Africa-Express – l’autorizzazione per l’ampliamento dello stabilimento di Domusnovas. L’ufficio “Sportello Unico per le Attività produttive e per l’edilizia” (SUAPE) del comune di Iglesias, “con provvedimento unico numero 82 del 9 novembre 2018, pubblicato nell’albo pretorio il 13 novembre 2018, ha infatti concesso la realizzazione di 2 nuovi reparti, che teoricamente permettono di raddoppiare la produzione”. Le ruspe per lo sbancamento dell’area sono già state viste in azione (lo stabilimento è alle falde di una collina ricoperta da lecci e macchia mediterranea)…leggi tutto l’articolo