Davide Falcioni – Fonte: Fanpage
16 maggio 2022
Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere, spiega perché è troppo facile anche in Italia comprare fucili semi automatici come quelli impiegati per compiere stragi negli Stati Uniti.
Payton S. Gendron, un ragazzo statunitense di 18 anni, sabato mattina è uscito dalla sua casa di Conklin (stato di New York) con un fucile semi-automatico Ar-15 in mano e nella testa l’intento di commettere una strage: ha percorso oltre 300 chilometri prima di arrivare a Buffalo e iniziare a sparare nel parcheggio del supermercato Tops, prendendo di mira in particolare afroamericani. La mattanza, durata una manciata di minuti, ha causato la morte di 10 persone e il ferimento di altre 3. L’attacco era stato premeditato: il giovane, infatti, lo ha trasmesso in streaming su una popolare piattaforma video pubblicando anche un testo pieno di stereotipi razzisti contro i neri. Quella di sabato a Buffalo è stata la strage col numero più alto di morti dall’inizio dell’anno negli Stati Uniti. Secondo il New York Times quanto avvenuto può essere paragonato ad altre carneficine motivate dal razzismo, fra cui l’uccisione di 9 afroamericani nella chiesa di Charleston, in South Carolina, nel 2015, o l’attacco al Walmart di El Paso, in Texas, nel 2019, in cui più di venti persone vennero uccise da un uomo che disse di avere come obiettivo le persone di origine ispanica. L’ennesima strage potrebbe rappresentare, negli Stati Uniti, l’occasione per riflettere sulla facilità di accesso alle armi da fuoco, ma impone anche in Italia qualche domanda. Nel nostro Paese, infatti, sono in circolazione milioni di armi da fuoco non solo per la caccia. Senza troppe difficoltà si possono acquistare armi semi automatiche identiche a quelle impiegate negli USA. Ma con quali rischi? E come vengono impiegate queste armi? Fanpage.it ne ha parlato con Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere Opal.
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