Il tabaccaio legale detentore di armi, Marcellino Franco Iachi Bonvin, di Pavone Canavese (vicino Ivrea), che nella notte del 7 giugno ha sparato e ucciso il 24enne moldavo Ion Stavila, è indagato per eccesso colposo di legittima difesa. È il primo caso a balzare agli onori della cronaca dall’entrata in vigore della cosiddetta “legittima difesa”, legge bandiera della Lega e del ministro dell’Interno Matteo Salvini, votata da una larga maggioranza a marzo scorso e osteggiata dalla società civile pacifista e disarmista, che ha denunciato il rischio della proliferazione di armi tra i cittadini e della legittimazione di una cultura della giustizia fai-da-te.
Secondo Giorgio Beretta dell’Opal (Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere) di Brescia, sono molti i nodi ancora da sciogliere, che definiranno meglio se c’è stata davvero una difesa “legittima”. Di certo c’è che il caso di Pavone Canavese, aggiunge in un’intervista a Radio Onda d’Urto, ci dirà molto su questa nuova legge, su come sarà applicata dalla magistratura e sulla distanza incolmabile tra provvedimento e propaganda salviniana.
«Nel background culturale di chi ha scritto questa legge e di chi l’ha fortemente sostenuta – denuncia ancora Beretta – c’è certamente questa idea di farsi giustizia da soli, perché tanto lo Stato non mi difende, cosa tra l’altro non vera perché il numero di furti e rapine sono perfettamente nella media europea e sono anche in nettissimo calo. Ricordiamo un altro dato importantissimo: ci sono stati, nel 2017, 16 omicidi per furti o per rapine, a fronte di oltre 40 omicidi fatti con armi legalmente detenute, ed è questo il punto che non si vuole vedere: questa legge finisce per incentivare l’acquisto di armi»… leggi tutto l’articolo