Siamo in guerra col maltempo ma spendiamo in armi

Il Consiglio Supremo di Difesa riafferma dunque una sostanziale continuità nella politica della difesa del nostro paese: alti livelli di spesa e di investimento, pronunciato interventismo militare all’estero Altro che difesa «light», come qualcuno improvvidamente ha detto. Si tratta invece di una difesa «pesante», con ancora tanto personale, armi, generali e burocrazie.

Della cancellazione della produzione e acquisizione di 131 cacciabombardieri F35 (15 miliardi di euro, più altri due già spesi) nemmeno a parlarne. E anche in questo caso si vocifera di qualche limitata rinuncia: magari invece di 131 ne prenderemo 100 e poi, magari, con il passare del tempo ci sarà occasione per tornare indietro anche rispetto a questa limitata (eventuale) rinuncia. Nonostante la crisi economica ed anche un’attenzione mediatica sostanzialmente ostile alla produzione di questi cacciabombardieri, il governo dunque non fa marcia indietro.

Ed è per questo che acquista sempre maggior senso la campagna lanciata da Sbilanciamoci, Rete Disarmo, Tavola della Pace, Unimondo e con l’adesione e il sostegno de il manifesto per cancellare il programma di costruzione ed acquisizione degli F35. Si sono già raccolte decine di migliaia di firme in tutta Italia e banchetti e iniziative si stanno moltiplicando in tante città.

SalvaSalva

SalvaSalva

SalvaSalva

SalvaSalva