Elvira Corona – Fonte: © Altreconomia
01 aprile 2021
Dalle organizzazioni della società civile arrivano proposte per la riconversione della fabbrica che produce bombe a Domusnovas. L’obiettivo è creare economie locali alternative, rispettose dell’ambiente e dei lavoratori e libere dalla guerra.
Negli ultimi mesi si stanno concretizzando alcune proposte per la riconversione di Rwm, la fabbrica controllata dalla tedesca Rheinmetall Defence, che produce materiale bellico a Domusnovas, nel Sud-Est della Sardegna. Una riconversione capace di creare nuove opportunità anche per il territorio in cui sorge, partendo dalla valorizzazione delle risorse già presenti e caratterizzata dal netto rifiuto della guerra. Da quando è stato provato che dal 2015 le bombe di Domusnovas sono state utilizzate nel conflitto in Yemen, le organizzazioni della società civile si sono mobilitate per chiedere lo stop alla produzione e la riconversione della fabbrica, voci rimaste perlopiù inascoltate.
Ora però, non c’è solo la questione etica. Alcuni recenti sviluppi, come la revoca da parte del governo italiano delle autorizzazioni all’esportazione ai Paesi in conflitto, l’iscrizione nel registro degli indagati dei vertici Rwm e dei funzionari dell’Unità per le autorizzazioni di materiale di armamento (Uama) da parte del Giudice per le indagini preliminari di Roma, sembrano indicare la riconversione come l’unica via percorribile, non solo per i pacifisti. Una di queste proposte è Peace Conversion Sardinia (PeCoSa), presentata lo scorso febbraio e promossa dalla chiesa evangelica del Baden, dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia, tramite la Commissione globalizzazione e ambiente e dal Comitato per la riconversione Rwm (che conta oltre 20 organizzazioni), con il supporto scientifico dell’Università di Cagliari. Un progetto di riconversione a lungo termine che si pone come obiettivo finale quello di creare nel Sulcis-Iglesiente, la zona dove sorge Rwm, una rete di imprese etiche che possano garantire un futuro diverso dalla produzione di bombe, rispettoso dei lavoratori e dell’ambiente. “Il primo passo -hanno spiegato i promotori- è proporre una nuova economia civile, sostenibile e warfree, libera dalla guerra, che possa dare lavoro degno nel nostro territorio, offrendo spunti di riflessione e strumenti di promozione alle imprese già esistenti, e sostenendo la creazione di nuove realtà imprenditoriali”….
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