Quelle armi che legano Italia ed Egitto

Roberto Colella – Fonte: © Huffingpost
16 febbraio 2016

Il caso Regeni continua a tenere banco sulle cronache nazionali. Eppure nonostante i diversi dubbi sulla morte del giovane ricercatore italiano c’è una certezza incontrovertibile: la vendita di armi italiane all’Egitto. Secondo il rapporto dell’Istat sul commercio estero si legge che da gennaio a ottobre 2015 l’Italia ha esportato in Egitto fucili e carabine per un valore di 1.364.738 euro. Non si tratta di armi da guerra destinate all’esercito.

Con quelle si sale a 3.723.888 euro. Secondo Rete Disarmo le relazioni che legano l’Italia all’Egitto vanno contro la sospensione delle licenze di esportazione verso l’Egitto di armi e materiali utilizzabili a fini di repressione interna decretata nell’agosto del 2013 dal Consiglio dell’Unione Europea.

Infatti, secondo le dichiarazioni di Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio sulle Armi Leggere (OPAL) di Brescia, nonostante le restrizioni, mai revocate, stabilite dall’Unione Europea, l’Italia ha continuato imperterrita a fornire armi all’Egitto: nel 2014 ha venduto 30mila pistole alle forze di polizia egiziane e, ancora, nel 2015, ha inviato in Egitto 1236 fucili a canna liscia. L’Italia è l’unico paese dell’Unione europea che, dalla presa del potere del generale Al-Sisi, ha inviato armi utilizzabili per la repressione interna all’Egitto.

Tale dato di fatto è vergognoso, basti infatti pensare che il 14 agosto 2013 l’allora ministro della Difesa Al Sisi si è reso responsabile del più grave massacro di manifestanti della storia: almeno mille morti in un giorno solo secondo Human Rights Watch. Anche Amnesty International denuncia chiaramente che da quando il generale Al Sisi è salito al potere le organizzazioni per i diritti umani hanno registrato centinaia di casi di sparizioni e oltre 1700 condanne a morte, quasi tutte ancora non eseguite, senza contare che la tortura è un’arma abitualmente praticata in Egitto, soprattutto nelle carceri, nelle stazioni di polizia e nei centri di detenzione.

Già in passato Carlo Tombola, coordinatore scientifico di Opal, segnalava le esportazioni dalla provincia di Lecco di munizioni probabilmente prodotte dalla ditta Fiocchi. Si trattava di forniture per oltre 41.900 euro, corrispondenti ad oltre 100mila munizioni.

Secondo un documento di Amnesty International – in piazza Tahrir dopo gli scontri tra manifestanti e forze armate del 2011 vennero rinvenuti dei bossoli di munizioni della Fiocchi. Riguardo alle esportazioni della Fiocchi, l’Osservatorio Opal fece notare che le effettive spedizioni di munizioni ad uso militare della Fiocchi non furono riportate nella Relazione della Presidenza del Consiglio: c’erano le autorizzazioni rilasciate dai Ministeri degli Esteri e delle Finanze (per i pagamenti) ma mancava il riscontro dell’Agenzia delle Dogane. Infine ancor prima della rivolta di Piazza Tahrir nel 2010 erano stati esportati al Cairo ben 2.450 fucili d’assalto automatici della ditta Beretta modello SCP70/90 corredati di 5.050 parti di ricambio. A livello istituzionale si cerca di fare chiarezza sui presunti uccisori di Regeni ma resta alquanto evidente il rapporto Italia-Egitto sul commercio di armi che da Mubarak ad Al Sisi non si è mai interrotto… leggi tutto l’articolo