Giorgio Beretta – Fonte: © Unimondo
19 aprile 2020
C’è un settore che guarda con ottimismo al futuro. E’ quello della produzione di “armi comuni”: revolver, pistole, carabine, fucili da caccia, ma anche snipers per tiratori scelti, fucili a pompa per corpi di sicurezza e fucili semiautomatici, i più usati nelle stragi in USA.
Lo ha fatto capire chiaramente il direttore generale della Fabbrica d’Armi Pietro Beretta, Carlo Ferlito. «Ero molto più preoccupato quando abbiamo chiuso perché avevo paura di essere molto asincrono nei confronti dell’estero» – ha detto Ferlito in riferimento all’epidemia da coronavirus nella video intervista rilasciata alla rivista “Armi e tiro”. Ma – ha aggiunto – per quanto riguarda il lockdown delle attività aziendali, i Paesi esteri «si sono avvicinati molto a noi, ad una settimana o due di distanza e questo ci fa ben sperare che quando ripartiremo, ripartiremo tutti assieme». Del resto, come ha spiegato Ferlito, le attività nella storica azienda di armi di Gardone Valtrompia – dove si sono verificati due casi di coronavirus – non si sono mai del tutto fermate e, grazie al Decreto governativo del 22 marzo scorso che ha permesso di continuare la produzione nelle industrie collegate al settore della difesa, la Beretta è già «pronta a ripartire».
Boom di vendite di armi negli USA
I segnali che provengono dal mercati internazionali fanno, appunto, «ben sperare». In particolare gli Stati Uniti dove il diffondersi dell’epidemia ha visto un vero e proprio assalto alle armerie per fare incetta di armi: ne sono state vendute oltre 2 milioni in due settimane, scaffali ripuliti. Tanto che Beretta USA nei giorni scorsi, con un tweet corredato da una foto del magazzino, ha annunciato ai clienti che «il team del settore spedizioni sta imballando e spedendo instancabilmente gli ordini dalla sede di Fredericksburg, Virginia». L’azienda non ha mancato di ringraziare i propri «pazienti e fedeli clienti» per l’attesa del loro ordine «durante questa crisi sanitaria globale»….