“Armi un’occasione da perdere”
07 aprile 2009
Sabato 18 aprile ore 09:30
Ore 9:30 Saluto del Presidente Piergiulio Biatta
Intervengono
* Carlo Tombola (Coord. scientifico di Opal)
* Fabio Corazzina (Pax Christi)
* Francesco Vignarca (Giornalista di Altreconomia e coordinatore Rete Disarmo)
Ore 11:00 Dibattito coordinato dal giornalista Thomas Bendinelli
Ore 12:00 Aperitivo con i prodotti di Libera
Per un‘associazione come OPAL, l‘uscita di un annuario rappresenta uno sforzo notevolissimo e anche non semplice nella scelta dei contenuti, nel reperimento dei collaboratori e nella loro motivazione, nel lavoro redazionale finale.Di qui la soddisfazione œ che poi èdoppia, per questo che èil secondo volume monografico œ di portare di nuovo in pubblico una questione che riguarda direttamente il funzionamento e la salute della nostra democrazia:il formarsi di un complesso militare-industriale capace di condizionare le scelte dei governi a tutti i livelli, da quello locale a quello internazionale, e dunque l‘esistenza quotidiana di tutti noi.
Le statistiche ci informano che in media, sul prelievo fiscale relativo a una famiglia italiana di quattro persone, circa 1300euro all‘anno sono destinati alle spese militari. Conosciamo la realtà della collocazione internazionale del nostro paese, e dunque anche della presenza sul suolo italiano di un forte contingente di militari statunitensi, che qui operano in condizione di extra-territorialità —a garanzia della nostra sicurezza“, nonché dei capitali stranieri investiti.Si giustifica cosìnon solo il più contenuto apporto italiano alle spese militari rispetto a quello di un‘analoga famiglia americana (quasi 5500⁄all‘anno), ma anche la possibilitànon teorica della sua riduzione a favore di altre spese socialmente utili.Non a caso, durante le recenti proteste del mondo della scuola, si è fatto notare che solo per l‘acquisto di due diversi caccia d‘attacco œ l‘Eurofighter Typhoon e il —caccia invisibile“ F-35 œ il nostro paese si è impegnato a spendere tra i 25 e i 30 miliardi di ⁄ nell‘arco di una decina d‘anni, cioètre o quattro volte di piùdi quanto i nostri governanti si proponevano di risparmiare in tre anni dai tagli al sistema educativo pubblico.