Più accesso alle armi, più sicurezza: spesso è questo l’assioma che sentiamo dire anche da alcuni rappresentanti dello Stato. Ma è veramente così? Veramente avere un’arma in casa garantisce più sicurezza al cittadino e meno reati?
Per rispondere a queste domande bisogna analizzare i dati che escono dai paesi più “armati”. Quando si parla di accesso alle armi comuni non possono che venire in mente gli Stati Uniti. L’attuale amministrazione Trump più volte ha paventato l’idea che le sparatorie nelle scuole potrebbero essere arginate consentendo ai professori l’autodifesa direttamente in classe con un’arma da fuoco. Ma può essere la trasposizione nella realtà di un film western la soluzione? …
L’Italia, pur essendo la patria di uno dei più importanti produttori di armi da fuoco, sembra non essere tra i paesi in cui il possesso è maggiore. Dati ufficiali non esistono ma, secondo il sito indipendente Gunpolicy, sembra che nel 2017 in Italia ci fossero 8 milioni e 609 mila pistole “civili”. Un dato che vedrebbe crescere il numero di pistole per 100 abitanti a 14,4, contro l’11,9 del 2015.
Per fare un confronto con paesi a noi limitrofi, la Germania ha quasi 26 milioni di armi, la Spagna 3 milioni e 400 mila, la Francia 12 milioni e 700 mila mentre l’intera Unione Europea vede circolare quasi 80 milioni di armi legali, escluse naturalmente quelle appartenenti alle forze dell’ordine.
Un focus prodotto dall’Opal, cioè l’osservatorio permanente sulle armi leggere e sulle politiche di difesa e sicurezza, ha osservato però come l’Italia, a confronto con i paesi del G8 sia seconda solo agli Stati Uniti come omicidi per armi da fuoco ogni 100 mila abitanti.