Futura D’Aprile – Fonte: ©Linkiesta
17 dicembre 2020
La riunione del Consiglio europeo di dicembre si è conclusa con una nulla di fatto sul fronte Turchia. Grecia, Cipro e Francia avevano chiesto ai leader Ue di adottare una posizione forte contro Ankara, ma hanno dovuto fare i conti con l’opposizione di Germania, Italia, Spagna e Ungheria. Alla fine, il Consiglio si è limitato ad adottare nuove sanzioni contro soggetti e imprese coinvolte nelle esplorazioni energetiche condotte nel Mediterraneo, rimandando la questione a marzo del 2021…
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Le armi Italiane
Lo stop alla vendita di armamenti verso la Turchia non preoccupa solo la Germania. Anche l’Italia risulterebbe particolarmente danneggiata da una simile iniziativa europea considerato che nel 2018 Ankara è stato il primo Paese della Nato per export italiano nel settore della Difesa e terzo a livello mondiale. Due anni fa, secondo i dati della Commissione europea, il valore della vendita di armamenti verso la Turchia è stato di 162.582 milioni di euro, mentre quello delle licenze autorizzate era pari a 362.297 milioni. Una tendenza riconfermata anche nel 2019, che ha visto il valore della vendita di armamenti raggiungere i 338.186 milioni, mentre quello delle autorizzazioni è arrivato a 63.650 milioni.
Anche il 2020 ha già registrato un trend particolarmente positivo per quanto riguarda l’export bellico italiano. Come riportato dall’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa (Opal) sulla base dei dati Istat relativi al commercio estero, da novembre del 2019 a luglio del 2020 sono state effettuate consegne di armi e munizioni per un valore di 85 milioni di euro.
…Nonostante le parole di Di Maio, quindi, i rapporti tra Ankara e Roma sono rimasti invariati e nulla lascia presagire un cambio di passo dell’Italia, che ha tutto l’interesse a mantenere lo status quo, visti i lauti compensi.