Mentre alla Camera è in corso l’esame della proposta di legge sulla legittima difesa, abbiamo parlato con Nunzia Milite, l’avvocato del fratello dell’uomo ucciso dopo il furto all’osteria Dei Amis di Casaletto Lodigiano
Gli hanno telefonato, parlando in romeno: «Tuo fratello è morto, non devi sapere altro». Nicolae Victor, che lavora come operaio in Svizzera, è il fratello di Petre Marin Ungureanu, il 32enne ucciso dopo la rapina all’osteria Dei Amis di Casaletto Lodigiano. Sconvolto, si è presentato ai carabinieri per identificare il suo corpo….
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Secondo l’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa (OPAL), «mentre possono essere comprensibili alcuni correttivi per modificare quelle norme che rischiano di penalizzare ingiustamente la persona che subisce un’aggressione, non è ammissibile l’assunto secondo cui “la difesa è sempre legittima”».
Per essere legittima, la difesa «deve rispondere alle condizioni, previste nel nostro ordinamento, della necessità di difendere se stessi o altri (e quindi come extrema ratio), di attualità o inevitabilità del pericolo (il pericolo deve essere reale ed effettivo e non solo ipotetico, presunto o possibile) e di proporzionalità tra difesa e offesa».
OPAL ha voluto ribadire che la potestà punitiva appartiene esclusivamente allo Stato «che deve garantire le misure idonee a salvaguardare la sicurezza della collettività anche per prevenire forme di “giustizia privata”». E chiede di rivedere le norme che regolamentano la detenzione e il porto d’armi. «La legislazione italiana è permissiva: oggi, a qualunque cittadino incensurato, esente da malattie nervose e psichiche, non alcolista o tossicomane, è generalmente consentito di possedere una o più armi, e anche un numero illimitato di fucili da caccia».
Ed è in questo contesto che, secondo OPAL «sono numerosi gli omicidi, i femminicidi, i tentati omicidi, i suicidi e i reati compiuti da persone che detengono legalmente le armi. È da segnalare l’alta percentuale di femminicidi compiuti in Italia con armi da fuoco. Come hanno documentato due indagini istituzionali, la percentuale (del 28,2% nel periodo 2010-14 e del 30,1% nel 2015) è seconda, e solo di poco inferiore, a quella per “strumenti da taglio” (30,3% e 32,5% nei medesimi periodi)».
Alcune inchieste giornalistiche hanno segnalato che, per cercare di superare le restrizioni sul porto d’armi per difesa personali, negli ultimi anni sempre più persone abbiano fatto ricorso alle licenze per uso sportivo e per attività venatorie: «Queste due licenze, e soprattutto quella per uso sportivo, stanno diventando una modalità per poter detenere un’arma per scopi di difesa personale, della propria abitazione o esercizio commerciale».
Secondo gli ultimi dati resi noti dal Viminale, mentre c’è un sostanziale calo di tutti i tipi di licenze, quella «uso sportivo» è sempre più diffusa: se nel 2002 le licenze rilasciate sono 127mila, nel 2016 oltre 456mila.
OPAL segnala anche che, sebbene le armi debbano essere tutte denunciate alle autorità competenti, attualmente non ci sono dati precisi ed ufficiali sulle armi legalmente detenute nel nostro paese: «La revisione delle normative sul porto d’armi potrebbe quindi rappresentare anche l’occasione per un effettivo censimento delle armi regolarmente detenute in Italia»…