- Leggi il comunicato sul sito di Amnesty Italia e di Rete Disarmo.
- Qui il Comunicato stampa in pdf.
- Rassegna Stampa sotto al Comunicato
“E’ inaccettabile che ieri, giorno in cui l’Unione Europea ha assegnato il Premio Sakharov al blogger saudita incarcerato Raif Badawi, dall’Italia siano partite nuove bombe destinate all’Arabia Saudita, il paese che guida la coalizione la quale – senza alcun mandato internazionale – da sette mesi sta bombardando lo Yemencausando migliaia di morti tra i civili. Ribadiamo la nostra richiesta al Governo italiano di sospendere l’invio di bombe e armamenti a tutti i paesi militarmente impegnati nel conflitto in Yemen”. Lo chiedono con un comunicato congiunto la Rete Italiana per il Disarmo, Amnesty International Italia e l’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e Politiche di Difesa e Sicurezza (OPAL) di Brescia.
Secondo quando diffuso da fonti di stampa locale, tra ieri mattina diverse tonnellate di bombe e munizionamento sono state imbarcate all’aeroporto di Cagliari Elmas su un cargo Boeing 747 della compagnia azera Silk Way con destinazione Arabia Saudita: il cargo, rintracciato dai sistemi di rilevamento, è giunto a Taif, dove c’è un base militare della Royal Saudi Armed Forces.
“Si tratta – commenta Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio OPAL di Brescia – con ogni probabilità di una nuova fornitura di bombe fabbricate nell’azienda tedesca RWM Italia di Domusnovas che prosegue le spedizioni degli ultimi anni (si veda l’allegato in pdf). Sappiamo che ordigni inesplosi del tipo di quelli inviati dall’Italia, come le bombe MK84 e Blu109, sono stati ritrovati in diverse città dello Yemen bombardate dalla coalizione saudita e il nostro Ministero degli Esteri non ha mai smentito che le forze militari saudite stiano impiegando anche ordigni prodotti in Italia in questo conflitto” – conclude Beretta.
Ieri il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki moon, ha condannato i bombardamenti aerei della coalizione a guida sauditache nei giorni scorsi hanno colpito un ospedale di Medici senza Frontiere nella provincia di Sa’dah e ha richiamato tutte le parti attive nel conflitto a “rispettare gli obblighi stabiliti dalle convenzioni per i diritti umani e del diritto umanitario internazionale per prevenire attacchi contro i civili”. Il conflitto in Yemen ha finora causato più di 4mila morti (di cui almeno 400 bambini) e 20mila feriti – di cui circa la metà tra la popolazione civile – provocando una “catastrofe umanitaria” con oltre un milione di sfollati e 21 milioni di persone che necessitano di urgenti aiuti. In tutto il Paese la popolazione sta subendo una grave scarsità di cibo, che sta diventando sempre più raro, e questo minaccia la sopravvivenza dei più vulnerabili.
“La comunità internazionale – dichiara Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia – si muove in maniera incoerente rispetto al tema delle violazioni dei diritti umani in Arabia Saudita. Da un lato si mobilita contro il rischio che venga messo a morte un attivista minorenne e premia un blogger dissidente. Dall’altro, tace sui crimini di guerra commessi in Yemen e, anzi, lo alimenta con trasferimenti irresponsabili di armi. Evidentemente il nostro precedente appello al governo italiano affinché sospendesse immediatamente l’invio di armi all’Arabia Saudita, non ha sortito effetto. Per questo rinnoviamo a tutti l’invito a sottoscrivere la nostra petizione che chiede di sospendere tutti i trasferimenti di armi ai membri della coalizione a guida saudita”.
A seguito del comunicato diffuso lo scorso settembre da Rete Italiana per il Disarmo, Amnesty International Italia e l’Osservatorio OPAL di Brescia ci sono state diverse interrogazioni parlamentari alle quali però, finora, il Ministero degli Esteri non ha dato alcuna risposta.
“Siamo indignati dalle notizie di queste ore – dichiara Francesco Vignarca, coordinatore di Rete Italiana per il Disarmo – perché è evidente come anche dall’Italia stiano partendo bombe e munizionamenti che vengono impiegati per alimentare un conflitto promosso da un paese come l’Arabia Saudita che palesemente viola i diritti umani. Come è possibile tutto questo quanto i principi alla base della legge n. 185/90 che regolamenta l’esportazione italiana di armamenti vanno in tutt’altra direzione? Chiediamo dunque che il Ministro Gentiloni chiarisca con urgenza nelle sedi opportune la situazione e che promuova un’azione a livello comunitario affinché tutti i paesi membri sospendano l’invio di armamenti alla coalizione a guida saudita militarmente attiva nel conflitto in Yemen.
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