Il 26 giugno 2019 una mozione con primo firmatario Pino Cabras, deputato del Movimento 5 Stelle, sostenuta e votata dai gruppi di maggioranza dell’allora governo Conte I, impegnava il governo italiano “ad adottare gli atti necessari a sospendere le esportazioni di bombe d’aereo e missili verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti che possono essere utilizzati per colpire la popolazione civile (yemenita, ndr) sino a quando non vi saranno sviluppi concreti nel processo di pace con lo Yemen”. Un anno dopo, gli aerei della coalizione saudita continuano a solcare i cieli e a sganciare bombe sulle teste dei civili, stremati da cinque anni di guerra, a cui si è aggiunta l’emergenza sanitaria da Covid -19.
Il conflitto, che vede schierati da una parte il governo del presidente sunnita Mansur Hadi, riconosciuto dalla comunità internazionale e sostenuto dalla coalizione saudita (Arabia Saudita, Emirati, Qatar in prima linea), e dall’altra i ribelli sciiti Houti, finanziati dall’Iran, non si è mai fermato. Così come non si è fermata l’esportazione italiana di armi e munizioni verso i paesi del Golfo, Arabia Saudita ed Emirati Arabi su tutti. Nel 2019, infatti, – come riferisce Rete Disarmo – sono state consegnate armi relative a commesse degli anni precedenti per un valore di 187 milioni di euro (96 milioni al regno della famiglia Salman, 91 alla federazione emiratina) e sono state rilasciate nuove autorizzazioni per l’equivalente di 195 milioni di euro (105,4 a Riyad e 89,9 ad Abu Dhabi).
È ciò che risulta dalla Relazione governativa annuale sull’export di armamenti, che l’organizzazione ha potuto visionare e che è stata appena trasmessa al Parlamento. Che tra le numerose voci di spedizioni si nascondano proprio quelle armi di cui il Governo – dopo la citata mozione di maggioranza – ha sospeso la licenza? Non è dato sapere, e il perché lo spiega Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio permanente delle armi leggere di Brescia.
“Il problema principale della Relazione è la trasparenza – spiega l’osservatore –. Sappiamo ad esempio che l’anno scorso la RWM (controllata italiana dell’azienda tedesca Rheinmetall, ndr) ha inviato in Arabia Saudita bombe MK per un controvalore di quasi 25 milioni di euro, ma non se questa spedizione sia avvenuta prima o dopo la mozione della Camera. Stesso discorso per i 187 milioni di consegne definitive. Questo è un dato aggregato, da cui è impossibile estrapolare singole voci riguardanti armi e date di invio”…