Davide Lessi, Michele Sasso – Fonte: © La Stampa
03 giugno 2019
C’è un piccolo-grande esercito in Italia. Un esercito parallelo che in nome della sicurezza o della “passione” per il tiro a segno ha deciso di acquistare e maneggiare un’arma. Per vedere questi soldati non serve partecipare alla parata militare del 2 giugno a Roma. Basta avere un account Facebook. E iscriversi al gruppo «Legittima difesa abitativa». In pochi clic, dopo che gli amministratori della pagina hanno accettato la tua iscrizione (vincolata alla compilazione di un questionario)…
…A dettare l’incremento più marcato è l’uso sportivo (+27% negli ultimi tre anni): sono circa 600 mila le licenze. Tutte le altre tipologie di porto d’armi sono in calo, compresa quella per difesa personale che necessita di una valida motivazione che deve essere riconosciuta in Prefettura. Se i dati vengono analizzati più attentamente si scopre che sommando il numero degli associati all’Uits e alla Fitav e alle altre federazioni di tiro a volo si arriva a quota 100 mila cui si aggiungono i 40 mila iscritti ai poligoni privati. Un totale di 140 mila appassionati.
Altre 460 mila persone non praticano alcuno sport ma tengono comunque un’arma in casa. “Contrariamente al diffuso luogo comune, la legislazione italiana è di fatto sostanzialmente permissiva in materia di detenzione di armi”, spiega Giorgio Beretta dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere (Opal). “A qualunque cittadino incensurato, esente da malattie nervose e psichiche, non alcolista o tossicomane, è consentito ottenere una licenza che permette di possedere tre pistole, dodici fucili semiautomatici e perfino un numero illimitato di fucili da caccia”. Luca Traini, che a febbraio di un anno fa aprì il fuoco contro i migranti tra le strade di Macerata, ottenne la licenza in meno tre settimane. Diciotto giorni.
Gli stessi in cui, senza difficoltà, si procurò una pistola con regolare licenza. L’insicurezza percepita Forse il Paese che si arma ha la percezione di essere più sicura. I dati Istat parlano di una realtà diversa. Le rapine negli esercizi commerciali sono in consistente calo nell’ultimo decennio (da 8.149 nel 2007 a 4.848 nel 2016) e anche quelle nelle abitazioni sono tornate ai livelli di dieci anni fa (erano 2.529 nel 2007, sono state 2.562 nel 2016). La realtà è diversa dalla percezione anche per quanto riguarda gli omicidi: nel 2018 sono stati 51 (fonte Opal) quelli avvenuti con un’arma legalmente detenuta, praticamente uno a settimana.
Tra questi delitti domestici e femminicidi. Tanti o pochi? Per un confronto: le vittime accertate della mafia in un anno sono state meno (48). E ancor meno sono gli omicidi, effettuati con ogni strumento, per “furti o rapine” (16 secondo i dati Istat relativi al 2017). L’ideologia della “difesa ad ogni costo” ci avvicina pericolosamente agli Stati Uniti, primo Paese al mondo con oltre 270 milioni di armi in mano ai civili (più di una per ogni adulto) e il triste record di 30 mila morti e 80 mila feriti all’anno. Un’emergenza contro cui si era scagliato l’ex presidente Obama: durante il suo mandato alla Casa Bianca promise una stretta sull’uso per “frenare queste carneficine nelle nostre comunità”…continua a leggere l’articolo su La Stampa