Luca Liverani – Fonte: © Avvenire
23 luglio 2021
Niente test psichici o tossicologici. E la licenza per tiro sportivo concede 3 pistole, 12 fucili semiautomatici e un numero illimitato di doppiette. «Sono norme per l’industria, non per la sicurezza»
Norme troppo lassiste. Controlli all’acqua di rose per il rinnovo delle licenze. Nessun censimento affidabile del Viminale sulle pistole e sui fucili nelle case degli italiani. L’omicidio di Voghera riapre il dibattito sulle leggi che regolamentano il possesso e l’uso di armi da fuoco. Perché – secondo diversi analisti – rischiamo di avvicinarci al “modello americano”, visto che già oggi le persone uccise con armi detenute legalmente sono di più di quelle ammazzate da mafiosi o rapinatori. Non solo: «Grazie a queste maglie larghe, c’è il pericolo concreto che gruppi suprematisti o neonazisti possano legalmente dotarsi di arsenali», avverte Giorgio Beretta.
Analista dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa (Opal), Beretta ricorda che «tra il 2017 e il 2019 in Italia un omicidio su 10 è stato commesso con armi regolarmente detenute. Almeno 131 omicidi perpetrati da detentori legali, a fronte di 91 di tipo mafioso e di 37 per furto o rapina». Difficile da credere, ma oggi in Italia «è più facile essere uccisi da un legale detentore di armi che dalla mafia o dai rapinatori». Gli omicidi per furti e rapine infatti «sono al minimo storico, 9 nel 2019, ma oggi un femminicidio su 5 è commesso con “armi legali”»….
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