Rinnoviamo inoltre la richiesta al Governo di sottoporre all’esame e al parere delle Camere la fornitura all’Egitto di altre quattro fregate, 20 pattugliatori, unitamente a 24 caccia multiruolo Eurofighter e 20 aerei addestratori M346 ed altro materiale militare del valore tra i 9 e gli 11 miliardi di euro. La legge 9 luglio 1990 n. 185 stabilisce infatti il divieto ad esportare armamenti “verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i principi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell’Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei Ministri, da adottare previo parere delle Camere” (art.1, c.6 a).
La medesima legge esplicita inoltre il divieto ad esportare armamenti “verso Paesi la cui politica contrasti con i princìpi dell’articolo 11 della Costituzione” (art.1, c.6 b) e verso i Paesi “i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, accertate dai competenti organi delle Nazioni Unite, dell’UE o del Consiglio d’Europa” (art.1, c.6 d). In proposito segnaliamo che il “Comitato contro la tortura” delle Nazioni Unite, con uno specifico rapporto (A/72/44) inviato all’Assemblea Generale nel maggio del 2017, ha accertato tali violazioni giungendo “alla conclusione inevitabile che la tortura è una pratica sistematica in Egitto”.
Anche il Parlamento europeo ha evidenziato in due specifiche risoluzioni (Risoluzione 13 dicembre 2018 e Risoluzione 24 ottobre 2019) che in Egitto “continuano a essere commesse gravi violazioni del diritto alla vita attraverso la magistratura che ha emesso ed eseguito un numero mai così elevato di condanne a morte contro molti individui – minori inclusi – in particolare a seguito di processi militari e di massa privi delle garanzie minime di un processo equo”.
Per questo rinnoviamo il nostro appello al Governo a sospendere tutte le esportazioni in atto e i contratti in corso di autorizzazione per forniture di armamenti e sistemi militari all’Egitto fino a quando le autorità egiziane non faranno piena luce sulla morte del giovane ricercatore italiano, barbaramente torturato e ucciso nel loro Paese.
Ricordiamo, inoltre, che le esportazioni di armamenti e sistemi militari non fanno parte delle normali pratiche commerciali con un Paese estero ma sono sottoposte, oltre che alla già citata legge nazionale, alle norme del Trattato sul commercio delle armi (Arms Trade Treaty) ratificato dall’Italia il 2 aprile 2014 che sanciscono il divieto ad esportare armamenti quando “possonocontribuire a minacciare la pace e la sicurezza” e “possono essere utilizzati per commettere o agevolare una grave violazione del diritto internazionale umanitario”. Evidenziamo che l’Egitto non ha sottoscritto tale Trattato e, pertanto, non è in grado di fornire alcuna garanzia, giuridicamente rilevante, che non userà i sistemi militari e le armi fornite dall’Italia per scopi illegittimi e contrari alle norme del Trattato.
Cogliamo l’occasione per sollecitare il Governo a ottenere l’immediato e incondizionato rilascio di Patrick Zaky, lo studente dell’università di Bologna da oltre cinque mesi detenuto senza processo nella prigione di Tora. Ribadiamo ai genitori di Giulio Regeni la nostra vicinanza, la nostra solidarietà e il nostro sostegno alla loro richiesta alle autorità di fare piena luce sull’uccisione di loro figlio affinché si giunga al più presto a verità e giustizia.