Le armi leggere si vendono sempre di più: è il mondo migliore possibile!
Il mercato delle armi va a gonfie vele, non conosce crisi, non perde addetti, “la domanda supera l’offerta” (come ha detto recentemente Aldo Rebecchi, presidente del Banco di Prova di GardoneVT). Ci sarebbe una prima domanda da fare, rivolta ai sindacati della Beretta: perché allora si è concessa la CIG ordinaria tra novembre 2012 e gennaio 2013? per quale ragione si è fatto ricorso a un sostegno che dovrebbe essere concesso solo per superare temporanee difficoltà di mercato? Il mercato va bene, anzi benissimo… dunque?
Seconda domanda: perché, se il mercato va così bene, Beretta ha annunciato poche settimane fa, in febbraio, che potrebbe chiudere l’impianto produttivo di Accokeek, in Maryland? Avrei una prima risposta da proporre: per colpa di un videogioco! Il videogioco si chiama Call of Duty, si dice che sia molto popolare e che abbia reso celebre un modello di arma d’assalto – il fucile mitragliatore ARX 160 – prodotto proprio dalla Beretta USA in quello stabilimento, dove da decenni si produce anche un’altra arma celebre di Beretta, la pistola modello 92 che in varie versioni è in mano agli eserciti e alle polizie di mezzo mondo, così come ha universale circolazione illegale. Il videogioco era quello preferito da Adam Lanza, che vi passava ore e ore ogni giorno, prima di diventare l’autore della strage del 14 dicembre scorso alla scuola elementare di Newtown, Connecticut, 26 morti di cui 20 bambini tra i 6 e i 7 anni. Tra parentesi, lo stesso video gioco servì come training ad Anders Breivik, responsabile dei due attacchi in cui in Norvegia nel luglio 2011 morirono 77 persone, in gran parte adolescenti. È sull’onda emotiva della strage di Newtown che l’amministrazione Obama sta cercando di far finalmente passare anche negli USA una legislazione restrittiva sulla vendita di armi da fuoco. Per questo Beretta – uno dei soci più rilevanti della NRA National Rifle Association, che finanzia e ispira la lobby pro-armi al Congresso: nell’ultimo quinquennio Beretta ha versato nelle casse della NRA almeno 1 milione di $ – scende in campo con tanta decisione: l’obiettivo politico è il governatore democratico del Maryland, Martin O’Malley, firmatario di una proposta di legge per vietare la circolazione di fucili d’assalto nel Maryland. L’amministratore della Beretta USA ha ricordato che già negli anni ’90 la Beretta, per rispondere a una proposta simile, spostò il proprio quartier generale in Virginia. Viene da chiedersi cosa succederebbe se proposte restrittive sul commercio delle armi entrassero in vigore anche in Italia: la Beretta lascerebbe la Val Trompia? Per ora non c’è da preoccuparsi, la legislazione qui è sufficientemente permissiva, la autorità sono sufficientemente comprensive e poco propense alla trasparenza, i media poco interessati, e tutto si svolge in un’aura opaca e riservata …
Sul ruolo di Beretta e della NRA nella lunga vicenda del c.d. ATT, Arms Trade Treaty, adottato dall’Assemblea dell’ONU il 2 aprile scorso, è uscito un recente rapporto firmato da due ong (una con sede a Chicago, l’altra ad Anversa) intitolato Pinocchio Ltd. Viene fuori bene il durissimo confronto portato avanti dalla NRA, il cui presidente David Keene ha ancora pochi giorni fa promesso di lottare contro il Trattato appena adottato: un confronto tutto incentrato sul Secondo Emendamento della Costituzione americana, quando il Trattato si limita esplicitamente a controllare il commercio internazionale, e dunque semmai a cosa gli Stati Uniti esportano (sono di gran lunga i principali esportatori mondiali) e verso quali paesi, e non al mercato interno.
Qui in Italia, però, la Beretta – attraverso l’ANPAM, l’associazione dei produttori di armi che finanzia e presiede – si dichiara soddisfatta della conclusione della lunga (8 anni) trattativa internazionale sull’ATT. In effetti dal Trattato sono rimasti esclusi molti capitoli essenziali, tra cui il controllo sulle munizioni, il ruolo di “terze parti indipendenti” nel controllo sul campo, l’estensione del divieto di vendere armi a organizzazioni paramilitari non riconosciute dalla collettività internazionale. Insomma, per Beretta, Fiocchi e gli armieri italiani poteva andar peggio, ma quello che conta è il mercato interno americano, spia e specchio dei rapporti di forza su una questione che ha un’amplissima ricaduta nell’equilibrio politico internazionale.
CARLO TOMBOLA, coordinatore scientifico di OPAL
letto 1094 volte