Michele Santoro – Fonte: © Servizio Pubblico
05 aprile 2019
C’è un legame tra le proposte della Lega per ampliare l’uso delle armi per la difesa personale e il mercato delle armi da fuoco?
L’Italia è il principale produttore europeo di armi leggere, termine utilizzato per distinguerle da quelle da guerra. Ci sono 231 imprese produttrici di armi e munizioni, con 3.322 lavoratori e un fatturato totale di 581 milioni di euro nel 2017, l’81% viene esportato, secondo dati della loro associazione, l’Anpam. La maggior parte sono nella Val Trompia, in provincia di Brescia, zone in cui la Lega già oggi prende più del 30 per cento dei voti. Calcolando anche altre voci e le 1.200 armerie, l’Anpam dice che il settore ha un valore di 910 milioni e supera i 6mila addetti.
Ma come si compra un’arma?
“Basta essere maggiorenni e si possono acquistare liberamente pistole o carabine ad aria compressa con potenza fino a 7,5 joule, in genere sparano proiettili di plastica” spiega Gianni Dragoni nella nuova puntata di “Attenti al lupo” “e la Lega propone di raddoppiare a 15 joule la potenza delle armi ad aria compressa che si possono comprare liberamente. Queste armi però possono ferire chi viene colpito”.
Ma attenzione in questi dati non c’è l’autorizzazione più semplice, il nulla osta ad avere un’arma in casa senza portarla fuori. Come si ottiene?
“È più facile avere questo nulla osta che la patente di guida. Basta l’autocertificazione che si è incensurati e non si è tossicodipendenti e un certificato medico. E quante sono tutte le armi in mano a privati in Italia? Non si sa. Beretta, dell’Osservatorio di Brescia, spiega che le stime vanno da 9 a 12 milioni di armi”.
“E le aziende di armi come vanno? I margini di guadagno sono diminuiti. Il principale produttore, il gruppo Beretta di Gardone Val Trompia, ha ridotto di 11 milioni il fatturato consolidato a 668,6 milioni nel 2017. L’utile netto è dimezzato a 30 milioni”.
Beretta ha fabbriche anche negli Stati Uniti, il mercato più importante, dove ci sono state difficoltà. Due anni fa la Beretta ha perso la gara per fornire le pistole all’esercito degli Stati Uniti. Dopo 32 anni è stata battuta da un’azienda svizzero-tedesca. Per la Beretta è sfumato un affare di 580 milioni di dollari.
Tra le difficoltà nell’export e la diminuzione delle licenze di caccia l’industria delle armi ha il problema di trovare nuovi mercati. L’enfasi della Lega per la difesa personale è basata su un bisogno genuino di maggiore sicurezza? O va incontro a un interesse dell’industria?