10 giugno 2021
“Non è questo il tempo in cui continuare a fabbricare e trafficare armi, spendendo ingenti capitali che dovrebbero essere usati per curare le persone e salvare vite” ammoniva papa Francesco lo scorso anno a Pasqua nel pieno della pandemia. Francesco ha ripetutamente denunciato la nuova corsa agli armamenti. E nell’Enciclica “Fratelli tutti” ha avanzato una proposta: “Con il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari costituiamo un Fondo mondiale per eliminare finalmente la fame e per lo sviluppo dei Paesi più poveri, così che i loro abitanti non ricorrano a soluzioni violente o ingannevoli e non siano costretti ad abbandonare i loro Paesi per cercare una vita più dignitosa”. La proposta non è nuova: il primo ad avanzarla fu Paolo VI nel marzo del 1967 quando, nella “Populorum Progressio”, chiese di costituire “un grande Fondo mondiale, alimentato da una parte delle spese militari”. “Quando tanti popoli hanno fame – scriveva papa Montini –, quando tante famiglie soffrono la miseria, quando tanti uomini vivono immersi nella ignoranza, quando restano da costruire tante scuole, tanti ospedali, tante abitazioni degne di questo nome, ogni sperpero pubblico o privato, ogni spesa fatta per ostentazione nazionale o personale, ogni estenuante corsa agli armamenti diviene uno scandalo intollerabile. Noi abbiamo il dovere di denunciarlo. Vogliano i responsabili ascoltarci prima che sia troppo tardi”.
Sono passati più di 50 anni e quelle parole continuano a interpellarci. Oggi più di allora. Lo scorso anno la spesa militare mondiale ha sfiorato i 2mila miliardi di dollari: mai una cifra così alta dai tempi della “guerra fredda”. E la pandemia non ha rallentato le spese per gli armamenti, nemmeno in Italia. Lo documenta il Sipri, l’istituto di ricerche di Stoccolma: la spesa militare italiana è passata dai 26,8 miliardi di dollari del 2019 ai 28,9 del 2020, registrando il massimo incremento (del 7,5%) tra le prime quindici nazioni. Nel suo discorso per il 75° anniversario della Repubblica, il presidente Mattarella, ha affermato che “questo è tempo di costruire il futuro”. Rivolgendosi ai giovani, li ha esortati ad impegnarsi “nelle sfide nuove, a cominciare da quella della transizione verso un pianeta fondato sul rispetto dell’ambiente e delle persone come unica possibilità di futuro”. Che non può continuare a sperperare risorse nella corsa agli armamenti. Quel Fondo globale pensato da Paolo VI potrebbe aiutare i Paesi poveri ad uscire dalla pandemia. Un modo concreto non solo per aiutarli, ma per aiutarci – come direbbe don Milani – a “sortirne insieme”.