Raffaella Calandra – Fonte: © Il Sole 24 Ore
«Il fruscio dei rami, il sibilo del vento; l’emozione di sentire la preda avvicinarsi». Quando parla della sua passione per la caccia, Andrea ripensa alla campagna, in cui viveva da ragazzo; al padre con cui ha imparato. E al piacere di quelle giornate nella natura. Ma in questi giorni, anche nel silenzio dei boschi, frequentati in questa stagione da circa 700mila cacciatori, è rimbalzata l’eco delle polemiche, dopo la morte di un diciannovenne, ucciso ad Imperia dallo sparo di un cacciatore.
Un caso, che ha fatto riaprire il dibattito sulla caccia, sulle licenze, sui controlli e sulle armi. Un caso, esploso anche con le dichiarazioni del ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, che nell’immediatezza ha proposto il divieto ai cacciatori nei giorni festivi. Tra l’approvazione degli ambientalisti e la furia delle associazioni del mondo venatorio. Per poi essere anche bloccato dai leghisti. La caccia, tra business, armi, regole e pericoli è il tema della puntata di Storiacce, domenica 7 ottobre, ore 21 su Radio24.
«Oggi la legge prevede che chiunque abbia una licenza per caccia o tiro sportivo possa avere tre armi comuni, sei armi sportive e un numero illimitato di fucili da caccia», elenca Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio sulle armi leggere, che cita dati dei sindacati di polizia, che stimano in «12 milioni le armi regolarmente detenute, nelle case degli italiani». Beretta definisce un “paradosso” il fatto che per avere una patente di guida si faccia un esame teorico e pratico e invece per avere la licenza per un’arma, no. «È sufficiente essere incensurati, non essere alcolisti, non soffrire di malattie mentali e farne domanda. La caccia si impara praticandola», ricorda. Con una denuncia ulteriore: «L’assenza di un obbligo di assicurazione, per tutte le licenze per armi, mentre è prevista per la caccia».
Il dibattito sulla caccia- e sul possesso di armi – si interseca così con quello sulla legittima difesa, in discussione in Parlamento. Ma su questo, Cardia, già magistrato e poi presidente Consob, ha una prospettiva più sfumata rispetto al ministro. «Credo che la legittima difesa sia un principio sacrosanto, ma deve essere proporzionata al rischio e al pericolo». Era un fucile da caccia, quello imbracciato dall’oste di Casaletto lodigiano, contro i ladri entrati in casi. Uno sparo ne ha ucciso uno e lui è finito sott’inchiesta. Anche Cardia si dice pronto ad usare le armi che ha in caso, in quanto cacciatore. E così l’Italia su due fronti diversi, tra la caccia e la legittima difesa, si ritrova a discutere di armi, licenze e proiettili… leggi tutto l’articolo