Fabio Dessì – Fonte: ©La Nuova Ecologia
14 settembre 2018
Almeno 10 milioni di armi leggere in circolazione. Un omicidio su tre commesso da chi le deteneva legalmente. Mentre cresce il consenso per norme più permissive sulla legittima difesa. E il numero di licenze concesse un mercato in esplosione
Prima è stata la volta dei porti chiusi a chi scappa da guerre e povertà, poi è arrivata la sparata sul censimento dei rom presenti in Italia. Ora nel mirino del ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini è finito l’articolo 52 del Codice penale, quello che disciplina l’istituto della “legittima difesa”. Al momento di scrivere sono cinque le proposte di legge depositate al Senato: oltre a quella della Lega, due sono di Forza Italia, una di Fratelli d’Italia e un’altra di iniziativa popolare. Anche il M5s starebbe preparando la sua. Tutte al vaglio dalla commissione Giustizia di Palazzo Madama, che innanzitutto dovrà decidere se adottare un testo base fra quelli depositati o se procedere alla stesura di un testo unico.
Ci aiuta a leggere questi dati Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere (Opal) che ha sede a Brescia, capitale indiscussa dell’industria bellica italiana. «Il Censis segnala che nel 2017, sul totale degli omicidi, quelli compiuti “con armi da fuoco” sono stati 150. Da un’indagine che ho condotto per l’Osservatorio risulta che quelli effettuati con armi legalmente detenute sono più di 40. Questo significa che gli omicidi compiuti con armi a disposizione di legali detentori rappresentano quasi un terzo di tutti gli omicidi compiuti con armi da fuoco, per capirci sono molto di più di quelli compiuti con ogni mezzo per rapine e di poco inferiori alla media di omicidi per mafia. Stando ai dati, se c’è una emergenza è quella delle armi a disposizione dei legali detentori».
Molto meno prodigo di numeri, invece, è proprio il ministero degli Interni. Anche se tutti gli acquisti di armi devono essere denunciati alle questure, il Viminale non ha mai reso noto il numero di armi legalmente detenute in Italia (dai 10 ai 12 milioni secondo le stime) né rende pubblico il numero complessivo di tutte le licenze rilasciate e in vigore. Oltre a quelle note, e cioè per difesa personale (20.000), per guardie giurate (50.000), uso venatorio (700.000) e sportivo (585.000), c’è anche il nulla osta, di cui, pur essendo la modalità più diffusa, non si conoscono i numeri. Un’opacità inspiegabile. Dovrebbero anche essere forniti i dati specifici per tipologie di armi, perché mentre calano le vendite di fucili da caccia, aumentano quelle di fucili semiautomatici tipo AR-15, i più usati nelle stragi made in Usa. Se l’acquisto di questi fucili è fatto da persone che pur avendo una licenza per uso sportivo non praticano nessuna disciplina, emergerebbe un fenomeno preoccupante per la sicurezza di tutti.
Licenza di uccidere
«Sa qual è il punto centrale della questione? – riprende Giorgio Beretta – Se si estende la norma sulla legittima difesa introducendo la “presunzione di innocenza” per chi difende la proprietà, ma si lasciano inalterate le attuali norme sul possesso di armi, c’è il fortissimo rischio che in Italia si verifichi un’ulteriore corsa ad armarsi». Nonostante nel nostro ordinamento l’autorizzazione alla detenzione di armi sia da considerarsi eccezionale, spiega l’esperto a Nuova Ecologia, la normativa che la regolamenta è invece sostanzialmente permissiva, fino ad arrivare al paradosso che sia più facile prendere una licenza per armi che la patente di guida. «Oggi a qualunque cittadino maggiorenne e incensurato, esente da malattie nervose e psichiche, non alcolista o tossicomane che dimostri di saper maneggiare le armi può essere rilasciata, su richiesta alle questure, la licenza per detenere armi, cioè il nulla osta, la licenza per uso venatorio e quella per uso sportivo – puntualizza Beretta – Non è necessario sottoporsi ad esami psicologici e neanche clinico-tossicologici che permettano di verificare lo stato di salute della persona. E pensare che queste licenze hanno una validità di sei anni, durante i quali le condizioni di vita e di salute di una persona possono cambiare».
Un caso su tutti. Il 12 dicembre 2014 Luca Traini (nella foto in questa pagina) risulta in possesso dei requisiti per ottenere il porto d’armi per uso sportivo. Un medico ha certificato “l’assenza di disturbi mentali, di personalità o comportamentali”. Passano 18 giorni da quando chiede la licenza a quando gli viene concessa. Lo scorso 3 febbraio lo stesso Traini, militante della Lega e dichiaratamente fascista, afferra la sua semiautomatica regolarmente detenuta, la carica con proiettili regolarmente acquistati, sale in macchina e passa le successive due ore a sparare contro ogni nero incontra per le strade di Macerata. Tre anni prima era idoneo ad avere un’arma, oggi è detenuto in carcere per il ferimento di sei persone, con due avvocati intenti a dimostrare la sua infermità mentale.