02 luglio 2019
L’ultimo rapporto EURES dedicato agli omicidi volontari nel nostro Paese racconta di episodi in calo ma di una sempre maggior insicurezza in famiglia. Il commento di Giorgio Beretta (Opal)
Nel 2018 il 49,5% degli omicidi volontari commessi in Italia – 163 su 329 – sono avvenuti nella sfera familiare o in quella affettiva, una percentuale in costante crescita e che sembra confermarsi nei primi mesi del 2019. Si tratta di un dato al quale va aggiunto che due vittime su tre in famiglia sono donne (109, pari al 67%) e che nell’88% dei casi l’autore dell’omicidio è un uomo. Sono questi i primi dati che emergono dall’ultima edizione del rapporto EURES dedicato al tema.
Tuttavia, questi elementi hanno bisogno di essere contestualizzati: «c’è un trend in forte decrescita a partire dagli anni Novanta degli omicidi in Italia», spiega Giorgio Beretta, analista di Opal – l’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa con sede a Brescia. «Siamo uno dei Paesi in cui avvengono meno omicidi a livello europeo e soprattutto sono in fortissimo calo. Anni fa, parlo degli anni Novanta, una buonissima percentuale di omicidi avveniva da parte della criminalità organizzata, che tutt’ora uccide, ma molto meno, mentre moltissimi omicidi, intorno agli 800 per anno, erano fatti dalla criminalità comune. Adesso si sono ridotti davvero, siamo intorno ai 150, che sono un fatto preoccupante certo, ma molto meno degli anni Novanta. Non c’è quindi, da questo punto di vista, un’emergenza».
Oggi la maggior parte delle armi legalmente detenute dagli italiani non sono più quelle da caccia, ma stanno diventando quelle per uso sportivo. Sono 600.000 le persone che hanno una licenza per uso sportivo, che è molto facile da ottenere e permette di ottenere un gran numero di armi, addirittura 12 fucili semiautomatici, come quelli utilizzati nelle stragi in America, con caricatori da 10 colpi. Se però si guarda quanti sono effettivamente iscritti a federazioni di tiro sportivo, si arriva al massimo a 150.000-200.000 persone. «Qui – riprende Giorgio Beretta – entriamo nel vero problema: se si vuole una licenza per uso sportivo, si dia una licenza a coloro che lo praticano, ma senza munizioni in casa. Vuoi tenere la tua arma? La tieni, vai al poligono, fai pratica, ma niente munizioni in casa. Questo è il punto, riportare le licenze che noi abbiamo alla loro ragion d’essere. Su questo avrebbe dovuto riflettere anche la legge di modifica sulla legittima difesa, perché se si allargano le maglie della legittima difesa, e soprattutto si fa una propaganda dove si dice che la difesa è sempre legittima, cosa che non è comunque vera neanche con questa legge, nello stesso tempo si sarebbero dovute restringere, proprio perché è l’ambito di maggiore pericolosità, le maglie per la licenza di armi nelle case degli italiani»… leggi tutto l’articolo