Guerra in Ucraina: ripartire dai colloqui di pace

di Mimmo Cortese – Fonte: © La Voce del Popolo

Il riferimento principale, attorno al quale avvitano il loro fondamento i convinti assertori del sostegno armato e combattente all’Ucraina, da condurre fino alla vittoria militare sull’aggressore russo, è lo sventolamento dello spettro degli accordi di Monaco del 1938. Per costoro il tempo, lungo quasi un secolo da allora, è come se non fosse mai passato, come se nulla fosse accaduto, in Europa e nel mondo, da quella sciagurata congiuntura. D’altronde di “nuovi Hitler”, come Saddam e Gheddafi, contro i quali per codesti nessun’altra scelta oltre la guerra sarebbe stata possibile, ne abbiamo già visti in questi anni. Adesso ne abbiamo un altro, un altro caro amico parafascista delle odierne cancellerie occidentali fino a poche settimane prima dello sguainamento delle sciabole.

Immaginare che il movimento pacifista e nonviolento, cresciuto in questi decenni, sia una fotocopia dei cancellierati e delle opinioni pubbliche di gran parte dell’Europa uscita “vincente” dal trattato di Versailles, è un’infamia e una menzogna. Gli attivisti per la pace, il movimento nonviolento, non vogliono starsene quieti, essere “lasciati in pace” come i governanti delle nazioni occidentali degli anni trenta che acconsentirono, o fecero spallucce, all’ascesa e alla politica nazista per continuare i propri affari fondati sullo sfruttamento di proletari e contadini, come avveniva in tutta Europa e, peggio ancora, negli Stati Uniti, dove si aggiungeva la discriminazione e la brutalità razzista.

Fare finta che i conflitti armati scoppiati dal ‘45 a oggi si siano risolti positivamente, con il trionfo della libertà e della giustizia è una marchiana e risibile, se non fosse tragica, bugia. Ignorare che in gran parte del mondo tirannie, dittature e regimi armati e repressivi, da buona parte di quelli latinoamericani, passando per la caduta del blocco sovietico, fino al Sudafrica, non siano caduti con la forza e la violenza militare e armata ma con il prosciugamento del consenso, prima forma della lotta nonviolenta, attraverso la pratica della noncollaborazione, con la spinta e la lotta dei popoli, in grandissima parte non armata, e attraverso iniziative autenticamente diplomatiche, è un atto di disonestà intellettuale e di interessata malafede politica….

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