Giorgio Beretta e Francesco Vignarca – Fonte: © il manifesto
30 giugno 2020
Così l’Italia diventa testa di ponte delle multinazionali delle armi. Il caso Rheinmetall che bypassa Berlino vendendo a Doha tramite Rwm, in terra sarda
Un’operazione tenuta sottotraccia per oltre un anno e presentata come «intermediazione e gestione logistica», ma fatta in gran parte «estero su estero». Denominata Progetto QA208, riguarda «due commesse acquisite nel 2018» da Rwm Italia per la «fornitura di colpi di artiglieria da 155mm e anticarro da 120mm verso il Qatar». Ha tutte le caratteriste di una moderna “triangolazione” tra Paesi per facilitare l’esportazione di armi.
«Il progetto – si legge nel Bilancio 2019 presentato nell’aprile scorso – è da inserirsi in una strategia del Gruppo di avere un unico interlocutore (Rwm Italia) verso il Cliente (la società qatarina Rbat) per un pacchetto ampio di varie tipologie di munizioni, alcune prodotte in Germania dalla casa madre Rwm (Rheinmetall WaffeMunition GmbH) e altre prodotte in Sudafrica dalla società del Gruppo Rdm (Rheinmetall Denel Munition Ltd.)». La Rbat (Rheinmetall Barzan Advanced Technologies) è una joint venture partecipata al 49% dal Gruppo tedesco e dalla Società Barzan posseduta del ministero della Difesa del Qatar.
Il ruolo di Rwm Italia in questi contratti è esplicitato come «intermediazione e gestione logistica tra le società Rwm GmbH e Rdm da una parte e la società Rbat dall’altra, facendosi carico dei rischi finanziari e tecnici dell’intera operazione». Dunque un rischioso anello di collegamento che «non genera alcuna attività produttiva presso gli Stabilimenti della Rwm Italia S.p.A.» come ammette la stessa azienda sottolineando un coinvolgimento «da considerarsi eccezionale e temporaneo dovuta a strategie del Gruppo, senza far parte del core business della Società». In sintesi, un’operazione svolta per conto della casa madre tedesca che non genera per l’azienda italiana alcuna lavorazione ma solo fatturato “fittizio” pieno però di rischi.
Ma perché allora questo passaggio intermedio? Il sospetto è che faccia parte di una strategia: convogliare attraverso l’Italia un’operazione che potrebbe trovare resistenze presso le autorità tedesche preferendo invece una strada che per quanto riguarda il nostro paese si svolge principalmente «estero su estero».
Anche in questo caso è necessaria l’approvazione del governo italiano ai sensi della Legge 185/1990. Un passaggio che però, vista la sua particolare natura, risulta praticamente impossibile da rintracciare in maniera chiara ed evidente nelle oltre 3mila pagine delle relazioni inviate dal governo alle Camere negli ultimi due anni. Si può solo ricostruire incrociando le tabelle nella relazioni dei vari ministeri. Nella Relazione governativa relativa al 2018 appare un’autorizzazione per 230.854.523,04 euro alla Rwm Italia per l’esportazione di un consistente lotto di munizionamento d’artiglieria: decine di migliaia di cartucce, colpi, spolette, cariche modulari, iniziatori.
Il paese destinatario risulta sconosciuto ma, passato un anno, nel documento redatto dal Tesoro si scopre un’operazione bancaria con il Qatar attribuibile alla Rwm Italia: un «anticipo contrattuale del valore di 57.713.630,76 euro, esattamente un quarto del valore dell’autorizzazione precedente.
Nel 2019 la Relazione riporta un’altra operazione rilasciata a Rwm Italia (valore 83.615.927,16 euro per un numero imprecisato di colpi attivi) classificata come «intermediazione» che – secondo quanto spiega il governo – riguarderebbe operazioni «estero su estero». Una voce dell’export militare italiano diventata rilevante solo negli ultimi anni: oltre 530 milioni di euro nel 2017, circa 460 milioni nel 2019, mentre di solito si attestava su cifre ben più basse, e i cui dettagli sono ancora più difficili da definire rispetto alle consuete esportazioni dall’Italia.
In totale la duplice commessa vale ben 342 milioni di euro: cifra rilevante per Rwm che ha un portafoglio d’ordini di 782 milioni di euro in cui però sono inclusi 330 milioni di operazioni “bloccate”: probabile riferimento alla «sospensione delle licenze di esportazione di bombe d’aereo verso Arabia saudita e Emirati» votata alla Camera e decisa dal governo nel luglio 2019.
Il quadro è chiaro: le multinazionali degli armamenti ormai usano le proprie politiche di delocalizzazione anche come strategia di export. In questo caso Rheinmetall ha preferito chiedere autorizzazione verso il Qatar all’Italia pur in assenza di qualsiasi attività produttiva nel nostro paese. Così l’Italia sta diventato la testa di ponte per le strategie delle aziende militari estere. Che non portano alcun beneficio nemmeno in termini di lavoro, ma solo introiti ai signori delle armi. Il Parlamento ne è al corrente?
Giorgio Beretta (Analista dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere (OPAL)
Francesco Vignarca (Coordinatore della Rete italiana per il disarmo
Foto: © il manifesto