Carmine Gazzanni – Fonte: © La Notizia
Bombe, missili, caccia, navi e carri armati. C’è anche questo tra le esportazioni italiane di armi nel 2018. Armi vendute a una vasta platea di acquirenti che per il 70% è composta da Paesi extra Ue o extra Nato, con tutto quello che ne consegue rispetto alla tutela dei diritti umani. È questo il dato, sconcertante, che emerge dalla relazione governativa sull’export italiano di armamenti, consegnata con un mese di ritardo rispetto a quanto previsto dalla legge e analizzata nel dettaglio dalla Rete italiana per il Disarmo.
Non solo: dalla relazione non figurano provvedimenti relativi a sospensioni, revoche o dinieghi per esportazioni di armamenti verso l’Arabia Saudita nonostante i tanti annunci del governo Conte. Sono invece riportate nell’allegato del ministero degli Esteri, diretto da Enzo Moavero Milanesi, 11 autorizzazioni per l’Arabia Saudita del valore totale di 13,3 milioni di euro e nell’allegato dell’Agenzia delle Dogane 816 esportazioni effettuate nel 2018 per un valore di 108 milioni. “Il governo Conte – commenta Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio Opal di Brescia, a La Notizia – deve rispondere ad una semplice domanda: è davvero intenzionato a sospendere l’invio delle micidiali bombe aeree all’Arabia Saudita o, come i precedenti governi Renzi e Gentiloni, sta solo cercando ogni scappatoia burocratica per evitare di prendere una decisione?”