SI potrebbero citare cinque solenni risoluzioni votate ad ampia maggioranza dal Parlamento europeo. Ci limitiamo a ricordare la recente sentenza del Tar del Lazio che ha rigettato il ricorso della Rwm Italia contro la revoca delle licenze, ribadendo che «risultano ampiamente circostanziati e seri i rischi che gli ordigni oggetto delle autorizzazioni rilasciate da Uama (Autorità Nazionale per le esportazioni, ndr) possano colpire la popolazione civile yemenita, in contrasto con i chiari princìpi della disciplina nazionale e internazionale ».
Giudizi simili a quelli del gip di Roma che ha stabilito la continuazione dell’indagine penale sulle licenze concesse a guerra iniziata, evidenziando che nessuna altra preoccupazione «può giustificare una consapevole, deliberata violazione di norme che vietano l’esportazione di armi verso Paesi responsabili di gravi crimini di guerra e contro popolazioni civili». La 185/90, voluta oltre trenta anni fa dalla società civile laica e cattolica, garantisce già le nostre aziende militari permettendo di esportare armamenti secondo le norme internazionali. È una legge che va applicata rigorosamente e non certo stravolta per presunte necessità dell’industria di «penetrare i mercati esteri». Oggi sappiamo che la maggioranza dei cittadini lo pretende.
- Beretta è analista di Opal Brescia e Rete italiana Pace e Disarmo
- Vignarca è coordinatore Campagne Rete Italiana Pace e Disarmo
- Leggi tutto l’articolo