di Ilaria De Bonis – Fonte: Agenzia SIR
L’atto di clemenza del presidente egiziano al-Sisi verso Patrick Zaki ed el-Baqer (l’avvocato del più noto prigioniero politico britannico in Egitto), “non devono farci cantar vittoria”. Il Paese del Nord Africa, dal 2014 nelle mani di un regime militare, soffre una costante violazione dei diritti umani e privazione delle libertà. I prigionieri politici in Egitto ammontano ad oltre 60mila, secondo i calcoli di alcuni gruppi per i diritti umani e sono circa la metà di tutti i carcerati egiziani. Oltre 4mila e 500 persone non hanno mai subito un processo e sono state arrestate senza una sentenza o un verdetto finale. A parlarne con noi sono Francesco Vignarca, coordinatore nazionale della Rete italiana per il disarmo (che ha sempre chiesto di far pressione sul regime per ottenere giustizia) e Alessandra Morelli, ex funzionaria dell’Unhcr ed esperta di temi umanitari. Sia ben chiaro “siamo tutti felici della grazia concessa a Patrick Zaki e del fatto che sarà presto in Italia – spiega Vignarca – ma questo sollievo non deve farci cantar vittoria. Siamo di fronte ad un regime che ha deciso di mettere in pista una condanna e un processo insensati e tutto ciò non viene cancellato dalla grazia finale”. (…)
“Noi avevamo già chiesto in passato uno stop completo di fornitura di armi all’Egitto perché ci sembrava una delle modalità con cui sarebbe stato possibile fare pressione sui singoli casi, come quello di Zaki, ma anche per un cambio di impostazione politica”, argomenta con noi Vignarca. “Non è una questione che riguarda solo il commercio delle armi – precisa -. Tuttavia questo è un tema cruciale”.
Tra il 2013 e il 2021 l’Italia ha esportato in Egitto armi piccole e leggere per un valore compreso tra i 18 e i 19 milioni di euro, come spiega il rapporto appena pubblicato da EgyptWide: “Sappiamo tutti che se ad un Paese vendi le armi lo stai considerando affidabile, se non alleato”, prosegue Vignarca. “Anche il Parlamento europeo si è espresso ripetutamente con diverse risoluzioni per chiedere agli Stati membri di “sospendere tutte le esportazioni verso l’Egitto di armi, tecnologie di sorveglianza e altre attrezzature di sicurezza in grado di facilitare gli attacchi contro i difensori dei diritti umani e gli attivisti della società civile, anche sui social media, nonché qualsiasi altro tipo di repressione interna”, ricorda Giorgio Beretta, dell’Osservatorio Permanente sulle armi leggere di Brescia…..
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Foto: ANSA/SIR