Droga e armi: sono in aumento in Italia?

Fonte: ©Piazza Pulita LA7
23 marzo 2017

“Cresce il consumo di droga e cresce anche la vendita delle armi nel nostro Paese”

Ospite di Piazza Pulita su La7, Alessandro Di Battista ha citato due dati che sarebbero sintomo del fatto che – nelle sue parole – “l’industria della paura non è mai in crisi”: l’aumento nel consumo di droga e nella vendita di armi “per autodifesa” in Italia. Vediamo che cosa si può dire intorno a queste due informazioni.

Il consumo di droga

Secondo le indagini più ampie sul tema, il consumo di droga in Italia è sostanzialmente stabile.

Lo scorso gennaio è stata pubblicata la relazione annuale del Dipartimento per le Politiche Antidroga, che dipende dalla Presidenza del Consiglio. È il documento periodico più completo sulla vendita e il consumo degli stupefacenti nel nostro paese.

La sezione della relazione annuale dedicata alla “Prevalenza e incidenza d’uso” riporta i dati della ricerca ESPAD, un’indagine a livello europeo condotta nel 2015 in circa 35 paesi su quasi centomila studenti delle scuole superiori. La ricerca internazionale si svolge ogni quattro anni dal 1995 e per l’Italia è curata dall’Istituto di Fisiologia Clinica (IFC) del CNR, che sullo stesso tema fa anche indagini a campione annuali.

Che cosa dicono i dati dell’indagine svolta nel 2015? L’IFC riassume la situazione scrivendo che “l’uso di droghe illecite rimane stabile ma ancora a livelli molto elevati”: più precisamente, il rapporto ESPAD 2016 scrive che “il 34% degli studenti italiani di 15-19 anni ha utilizzato almeno una sostanza psicoattiva illegale nel corso della propria vita”. Negli ultimi anni, “a seguito di una generale tendenza al rialzo tra il 1995 e il 2003, la diffusione del consumo di droghe illecite è sostanzialmente stabile”…

La vendita di armi

Per quanto riguarda la vendita di armi, la risposta è molto semplice: si sa quante vengono prodotte in Italia, ma non quante sono destinate all’esportazione e quante invece sono vendute nel nostro paese.

La situazione è stata ben riassunta in un articolo del Secolo XIX del novembre scorso: tutte le armi prodotte in Italia ricevono un numero di matricola dal Banco di Prova di Brescia, ma la loro destinazione finale non viene poi registrata. Abbiamo dati, inoltre, sul valore totale dell’export italiano di armamenti – contenuto nella relazione annuale del governo sul tema – che comprende però anche armi da guerra e sistemi di armamento, cioè armi non destinate alla difesa personale.

Secondo Giorgio Beretta dell’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere (OPAL), da noi contattato via mail, un censimento delle armi sarebbe comunque possibile, perché tutte le armi acquistate devono essere registrate presso le questure. Restano quindi alcuni indicatori indiretti sulla diffusione delle armi. Il principale è il numero di licenze rilasciate dalle autorità: esistono tre diverse licenze per il porto d’armi e una quarta che ne permette la detenzione (senza quindi poterla portare fuori casa).

Le licenze per il porto d’armi sono concesse per motivi di difesa personale, per “uso venatorio” (la caccia) e per uso sportivo. Anche questi dati non sono di facile reperibilità, dice Beretta, ma vengono forniti ai giornalisti che ne fanno richiesta. Quelli a partire dal 2013 sono disponibili qui e riassunti nel grafico successivo…leggi tutto l’articolo