Redazione – Fonte: © Il Post
13 marzo 2021
Le esportazioni di armi sono teoricamente vietate, ma probabilmente c’entra il fenomeno della “triangolazione”
Già in passato però era successo che armi e munizioni europee, anche italiane, finissero in Myanmar: nel 2015 ci fu il caso di una partita di cannoni navali prodotti dall’azienda italiana Oto Melara che arrivò alla marina militare birmana…
Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa (OPAL) di Brescia, ha spiegato che allora come oggi l’ipotesi più probabile è che le munizioni italiane trovate in Myanmar – che a prima vista appartengono a un proiettile per fucili a pompa – siano arrivate attraverso la cosiddetta “triangolazione”, cioè passando da un paese in cui teoricamente l’Italia può esportare armi e munizioni.
Per armi e munizioni “comuni”, cioè più leggere di quelle militari, la triangolazione è più facile: la legge 110 del 1975 permette infatti di esportarle dietro il permesso del questore della provincia dove ha sede l’azienda e una certificazione dell’Agenzia delle dogane, mentre per l’acquirente non prevede alcun vincolo alla rivendita…