Carlo Tombola – Fonte: © Ricerche Coordinamento scientifico OPAL
15 ottobre 2019
Caricatori made in Italy
È ormai passato più di un anno dall’approvazione del D.L. 10.8.2018 n° 104, che ha recepito – secondo quel che auspicavano Matteo Salvini e il Comitato Direttiva 477 – la direttiva europea 2017/853 sul possesso delle armi, tra l’altro estendendo i limiti dei caricatori consentiti senza denuncia e detenibili in numero illimitato (da 5 a 10 colpi per le armi lunghe, da 10 a 20 colpi per le armi corte), concedendo tra l’altro l’uso di caricatori superiori ai limiti a tiratori iscritti a club sportivi e a chi li possedeva prima del giugno 2017. Tra circa un anno è inoltre prevista la revisione della stessa direttiva dell’UE da cui hanno preso origine le modifiche della legislazione italiana.
Negli Stati Uniti la capacità dei caricatori è un punto centrale del dibattito pubblico sulla normativa delle armi da fuoco. È recente l’approvazione da parte del House Judiciary Committee di un progetto di legge da sottoporre al Congresso per vietare i caricatori ad alta capacità(1), ritenuti decisivi in molti dei recenti mass shootings(2). Secondo uno studio dell’ong americana Stop US Arms to Mexico su dati dell’esercito messicano, oltre 112.000 caricatori ad alta capacità sono stati rinvenuti sulla scena di crimini commessi in Messico dal 2011, in gran parte di fabbricazione USA e contrabbandati attraverso il confine(3). Stati Uniti e Messico – insieme al Brasile – sono i paesi al mondo col maggior numero di vittime di armi da fuoco.
La questione dei caricatori di grande capacità, invece, è stata sinora lasciata in secondo piano in Europa e in Italia, sebbene se ne ammetta l’ampia diffusione e la mancanza di limiti al loro acquisto, nonché la loro pericolosità. La legislazione italiana non prevede oggi alcuna limitazione né alcun controllo su vendita, acquisto e detenzione di caricatori, neppure di quelli ad alta capacità, nel mercato civile; i caricatori delle armi militari, invece, rimangono soggetti alla legge che ne regola la vendita all’estero e sono proibiti all’interno perché considerati parti essenziali delle armi militari.
Al riguardo di produzione e commercio dei caricatori destinati al mercato civile la trasparenza è molto scarsa, i dati sono pochi. Nelle statistiche del commercio internazionale, i caricatori sono inseriti nel codice 9305 che identifica “parti ed accessori” di pistole, revolver e armi da fuoco, quindi contati insieme a silenziatori, strozzatori, ottiche, ricambi, kit di pulizia ecc. In questo particolare mercato, che vale oltre 1,5 miliardi di $ ed è dominato dagli USA (che sono i maggiori esportatori al mondo, ma soprattutto i maggiori importatori), l’Italia contende alla Corea del Sud la seconda posizione: nello scorso anno ha esportato 86 milioni di € di “parti e accessori”, quasi la metà destinati al mercato nordamericano.Anche alcune aziende del “distretto bresciano delle armi” gravitante nella bassa Val Trompia partecipano da protagoniste a questo mercato di nicchia, ma si tratta per lo più di aziende individuali o società di persone, quindi non soggette all’obbligo di depositare il bilancio annuale, per cui non si hanno notizie ufficiali. Delle due sole società di capitale, una (la ACT-MAG Srl di Gardone V.T.) è marginale, con appena tre dipendenti, con fatturato e utile in crescita ma ancora inferiore al milione di euro (2018).
Al contrario la MEC-GAR Srl di Gussago rappresenta un caso molto interessante, quello tipico dell’azienda medio-piccola di successo internazionale. Il suo fondatore Edoardo Racheli, classe 1938, partì nel 1965 da un garage di Gardone e da una trancia comprata a credito per fabbricare caricatori in lamiera per pistole e fucili, divenendo nel tempo un’industria leader, fornitrice di marchi di rinomanza mondiale come Beretta, Luger, S&W, Browing ecc., con tre impianti di produzione in Italia e una filiale americana (Mec-Gar USA Inc. con sede a Middletown, Connecticut) sino a oggi usata solo come magazzino di distribuzione ma a breve anche di polo produttivo autonomo.
Nel 2014 la Mec-Gar è stata premiata dal «Giornale di Brescia» e dall’Università Statale con l’“Oscar dei bilanci”, per aver registrato un MOL (margine operativo lordo) di 6,4 milioni di € su un fatturato di 14,82, un ROI (redditività dell’investimento) oltre il 26%, con risultato netto di 3,53 milioni e cash flow di 5,44 milioni di €. E lo ha meritato anche nel 2016, grazie a un bilancio chiuso con una crescita del fatturato (da 14,8 a 21,4 milioni), dell’EBITDA (margine operativo lordo, da 7,7 a 10,3 milioni) e dell’utile (da 3,5 a 7,5 milioni di euro), presentando inoltre un patrimonio netto superiore ai 24 milioni di euro, un rapporto di indebitamento dello 0,2% e un ROI del 36%.
Il tutto con una settantina di dipendenti complessivi, 45 a Gussago, gli altri a Gardone V.T. e nella controllata MGR Srl (1,5 milioni di € di fatturato per progettare e realizzare il macchinario specifico), con una presenza sindacale nei siti aziendali praticamente nulla.
Dopo la morte del fondatore, nel giugno 2017 la famiglia ha ceduto il controllo aziendale per 47 milioni di € alla holding GBR Gar, in cui sono presenti Daniela e Silvana Gnutti (tramite EG Holding) e Aldo e Carlo Bonomi (tramite Valbia e Valpres), famiglie di imprenditori bresciani alla guida di solide aziende. Il primo esercizio completo sotto la nuova gestione ha confermato i dati eccezionali dell’“era Racheli”: oltre 25 milioni di fatturato nel 2018 (98% proveniente dall’export), 7,2 milioni di utile, un rapporto MOL/ricavi del 45%, disponibilità liquide per 4,5 milioni. Ora la struttura finanziaria è articolata sulla capogruppo industriale Mec-Gar Srl, che controlla tre società: la Mec-Gar USA, la la MGR Srl e la Imgar Srl a socio unico che detiene gli immobili aziendali.
Nel catalogo Mec-Gar sono presenti oltre 200 modelli di caricatori, tra cui caricatori con rivestimento ceramico interno che la Mec-Gar è stata la prima a realizzare. Si stima che nel mondo circolino almeno 100 milioni di caricatori Mec-Gar.
(1) House Judiciary Committee votes to approve red flag bill and high capacity magazine ban, CNN, 11.9.2019, https://edition.cnn.com/2019/09/10/politics/house-judiciary-gun-bills-vote/index.html
(2) Nel massacro di Dayton dello scorso 4 agosto, lo sparatore poté uccidere 9 persone in meno di un minuto grazie a un caricatore a tamburo da 100 colpi. Il giorno prima, nella strage di El Paso, era stata usata una replica civile del fucile d’assalto AK-47 con caricatore da 30 colpi.
(3) Stop U.S. Arms to Mexico, Banning high-capacity magazines in the U.S. will strengthen security, save many lives in Mexico, https://stopusarmstomexico.org/high-capacity-magazines-in-mexico/