Bombe italiane nel conflitto in Yemen: la Farnesina chiarisca

Giorgio Beretta – Fonte: © Unimondo
11 agosto 2015

Dallo scorso marzo in Yemen si sta consumando un atroce conflitto ignorato da gran parte dei maggiori media italiani (con qualche rara eccezione come Famiglia Cristiana che vi ha dedicato diversi articoli). Dall’inizio dell’intervento militare della coalizione, guidata dall’Arabia Saudita per contrastare l’avanzata del movimento sciita zaidista Houthi che lo scorso gennaio con un colpo di Stato ha attaccato il palazzo del governo, sciolto il Parlamento ed esautorato il Presidente Rabbo Hadi, sono quasi 4000 i morti e 20mila feriti, di cui circa la metà tra i civili. Un intervento militare che sta conducendo – come riportano le Nazioni Unite – ad una catastrofe umanitaria con oltre un milioni di sfollati e 21 milioni di persone che necessitano di urgenti aiuti. Human Right Watch, che già a giugno ha diffuso un rapporto sugli attacchi aerei della coalizione, ha definito i bombardamenti aerei sauditi, che hanno spesso avuto come obiettivo zone residenziali non militari, come “possibili crimini di guerra” e ha chiesto al Consiglio per i diritti umani dell’Onu di inviare una commissione d’inchiesta. Anche Amnesty International ha ripetutamente stigmatizzato i bombardamenti aerei sauditi sottolineando che e la coalizione non fatto nulla per prevenire i propri attacchi indiscriminati su aree popolate dai civili.

L’intervento militare a guida saudita non ha mai ricevuto il consenso da parte del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che con la Risoluzione 2216 del 14 aprile 2015 (qui in .pdf) ha condannato l’azione del movimento Houthi ed ha imposto nei suoi confronti l’embargo di armi. “In questo modo – ha commentato Mego Terzian, presidente della sezione italiana di Medici senza Frontiere – la coalizione militare ha avuto carta bianca per bombardare tutte le infrastrutture – come strade, aeroporti e pompe di benzina – che potevano avvantaggiare i ribelli dal punto di vista militare e imporre restrizioni sul commercio aereo e marittimo che hanno rapidamente isolato l’intero paese dal mondo esterno. È del tutto evidente che la Risoluzione ha scelto il target sbagliato perché, lungi dal ‘porre fine alla violenza’, ha alimentato gli appetiti belligeranti delle varie parti del conflitto e ha stretto la morsa sulla popolazione” – ha aggiunto Terzian.

Un intervento militare che è stato sostenuto in sede Onu dagli Stati Uniti ed anche dal Regno Unito e dalla Francia, ma dal quale l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini ha preso chiaramente le distanzefin dall’inizio affermando che “l’azione militare non è la soluzione”. “La popolazione civile dello Yemen, già provata da condizioni di vita terribili, è la prima vittima dell’attuale escalation militare” – ha aggiunto Mogherini nella sua dichiarazione del 26 marzo scorso – evidenziando che “la situazione già fragile nel paese e rischia di avere gravi conseguenze regionali”.

Le bombe italiane e il conflitto in Yemen

Due inchieste hanno portato alla luce il probabile utilizzo nei bombardamenti in Yemen da parte dell’Arabia Saudita di bombe prodotte ed esportate dall’Italia dalla RWM Italia. La prima è un’ampia inchiesta del giornalista irlandese Malachy Browne per il sito di informazione Reported.ly tradotta in italiano da “Il Post”; la seconda, pubblicata alcuni giorni dopo sul sito di Famiglia Cristiana, è firmata da Luigi Grimaldi…leggi tutto l’articolo