Carlo Cefaloni – Fonte: ©Città Nuova
27 marzo 2018
La grande manifestazione del 24 marzo dimostra la maturazione di un rifiuto crescente dello strapotere della National Rifle Association, l’associazione dei produttori di armi. Ma il nostro Paese, secondo esportatore mondiale di armi cosiddette leggere, non è indenne da una certa cultura della falsa sicurezza. Intervista a Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di difesa e sicurezza di Brescia.
Le immagini delle oceaniche ed emozionanti manifestazioni negli Stati Uniti contro la pratica della circolazione indiscriminata delle armi in quel grande Paese hanno offerto il volto di una società che non pare aver smarrito la lezione di Marin Luther King. Di un’epoca, cioè, che continua ad affascinare per il protagonismo di una cittadinanza vigile ad impedire il prevalere di grandi potentati economico finanziari anche con il ricorso alla disobbedienza civile.
Un mondo che pare agli antipodi delle scelte di gran parte degli elettori che hanno eletto l’attuale presidente Trump. La persuasione a favore della diffusione di armi micidiali con la scusa di assicurare la difesa personale e della proprietà privata è crescente anche nel nostro Paese, che è tra l’altro il secondo esportatore mondiale di armi cosiddette leggere. Ne parliamo con Giorgio Beretta, uno dei massimi esperti italiani sul campo, ricercatore analista di Opal (Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di difesa e sicurezza) di Brescia.
Nonostante la grande partecipazione popolare all’iniziativa dei giovani degli Stati Uniti, la lobby delle armi sembra inscalfibile. Quali sono le radici di tale potere?leggi tutto l’articolo…