29 novembre 2018
Secondo dati Istat, solo in quel mese le esportazioni verso il Cairo hanno toccato i 500mila euro in più rispetto a tutto il 2016, anno in cui venne torturato e ucciso Giulio Regeni. Nel 2016 Di Maio chiedeva al governo Renzi “di sospendere immediatamente l’export, se non vuole rendersi complice del regime di al-Sisi”. IlFatto.it ha chiesto alla Farnesina quale sia la linea del nuovo governo sul tema, ma il ministero ha scelto di non rispondere
Nel solo mese di luglio 2018, l’Italia ha esportato quasi 2 milionidi euro di armi leggere e munizionamenti all’Egitto, secondo i dati forniti dall’Istat. Un affare che si aggiunge a quello di giugno, in cui sono stati forniti 10 milioni di euro di armi pesanti all’Arabia Saudita. Sono questi i primi numeri relativi all’export di armi del neonato governo giallo-verde verso due Paesi che, secondo diverse organizzazioni umanitarie e anche il Movimento 5 Stelle, presentano problemi legati al rispetto dei diritti umani. Sull’Egitto, dopo il colpo di Stato del generale Abd al-Fattāḥ al-Sisi e le conseguenti persecuzioni nei confronti degli oppositori politici, fra tutti gli esponenti dei Fratelli Musulmani, pesano le rivelazioni riguardo alla scomparsa di Giulio Regeni, mentre la vendita di bombe a Riyad va ad alimentare un conflitto, quello in Yemen, che dal 2015, stando ai dati aggiornati ad agosto 2018, ha causato oltre 17mila vittime di cui 10mila in seguito ai bombardamenti della coalizione sotto il comando saudita.
“Non sono ancora disponibili informazioni che ci permettano di capire da quale provincia siano state esportate le armi – spiega Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere (Opal) di Brescia -, ma i dati Istat parlano di ‘armi, munizioni e loro parti ed accessori’. Si può dire con certezza che queste sono destinate a un uso militare perché cifre così alte non si spiegano semplicemente con vendite per uso sportivo”.
Nei primi sei mesi del 2018, l’export relativo a quella commessa è proseguito e ha fatto registrare vendite per 36 milioni di euro di cui, però, oltre 10 milioni solo a giugno, nei primi 30 giorni di vita del nuovo governo. L’esecutivo potrebbe obiettare che, sia nel caso dell’Egitto che in quello dell’Arabia Saudita, si tratta di accordi firmati molto probabilmente dai governi precedenti: “Vero – continua Beretta -, ma il governo ha la responsabilità di non aver sospeso quelle esportazioni, nonostante le richieste di quattro risoluzioni del Parlamento europeo. La preoccupazione, più che legata ad eventuali penali, credo sia da mettere in relazione al timore di perdere futuri contratti nel settore militare anche con altri Paesi dell’area come Emirati Arabi e Qatar. Decidendo di non bloccare le forniture si fa però una scelta precisa: si decide di privilegiare l’aspetto economico sul rispetto dei diritti umani e, aggiungerei, della legge, visto che la 185 del 1990, in proposito, parla chiaro”…leggi tutto l’articolo