di Simona Ciaramitaro – Fonte: © Collettiva.it
Licenze facili, mancanza di numeri sulla detenzione di pistole e fucili, armi in cambio di gas e petrolio. Giorgio Beretta spiega i falsi miti dell’industria della morte.
L’uomo che a Macerata, nel 2018, sparò su un gruppo di migranti ferendone sei – Luca Traini è il suo nome – ottenne la licenza di detenere armi per uso sportivo in soli 18 giorni: “In Italia non ci cambi nemmeno l’utenza del gas” in questo lasso di tempo. È l’esempio che porta Giorgio Beretta, analista del commercio internazionale e nazionale di sistemi militari e di armi comuni, per spiegare quanto sia facile nel nostro Paese detenere legalmente un’arma.
La licenza in poche mosse
L’autore de “Il Paese delle armi. Falsi miti, zone grigie e lobby nell’Italia armata“ (edizioni Altreconomia) ci spiega quale è l’iter per ottenere le licenze. Si scarica dal sito della Polizia di Stato un documento nel quale si autocertifica che non si hanno turbe mentali e problemi psichici e nemmeno si fa uso di droghe o si abusa di alcool, quindi lo si fa controfirmare dal medico di base (che molto speso a fatica conosce i propri pazienti) e si procede presso la Asl a una visita che somiglia a quella della patente. Tocca quindi a un certificato di maneggio delle armi, che si ottiene con un corso di mezza giornata, sparando una trentina di colpi con l’arma corta e lunga, e si consegna il tutto alla questura che deve verificare l’assenza di precedenti penali e di episodi sospetti.
La zona grigia
“Quello della presenza di armi in Italia è una delle zone grigie – afferma Beretta, che lavora per l’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa di Brescia e la Rete italiana per il disarmo -. Non è mai stato pubblicato dal ministero dell’Interno un rapporto che riguardi il numero di licenze per porto d’armi e i nulla osta per detenerle in casa o in un esercizio commerciale. Eppure con una semplice licenza di tiro sportivo si possono acquistare 3 pistole revolver semiautomatiche, 12 fucili classificati per uso sportivo (tra questi anche gli AR-15 semiautomatici, tra i più usati nelle stragi in America) e un numero illimitato di fucili da caccia, in pratica un vero e proprio arsenale”. Si sa però, anche in assenza di numeri ufficiali, che le armi in circolazione sono un grande numero e il problema “è di trasparenza e soprattutto di controllo”, motivo per il quale le associazioni delle quali fa parte Beretta chiede dati precisi al Viminale…
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