Armi italiane in Yemen. Giorgio Beretta: «Ecco perché l’Italia potrebbe essere condannata»

Daniele Ruzza – Fonte: Left©
19 aprile 2018

«L’Italia potrebbe essere condannata per favoreggiamento di crimini di guerra». Questa la dura accusa di Giorgio Beretta, analista del commercio internazionale e nazionale di sistemi militari e di armi comuni. Beretta collabora con l’Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di sicurezza e difesa (Opal) di Brescia che fa parte della Rete italiana per il disarmo (Rid).

Tre ong sostengono di avere le prove che delle bombe italiane sono responsabili della morte di alcuni civili nello Yemen. Lo European center for constitutional and human rights, la Mwatana organization for human rights, la cui sede è nello Yemen, e la Rete italiana per il disarmo hanno già presentato le prove ed un esposto  alla procura di Roma affinché accerti le responsabilità italiane nella morte di due bambini e di una donna in un bombardamento.

Quali conseguenze potrebbero esserci per l’Italia se venisse confermato che tra le armi che vendiamo all’Arabia Saudita ci sono le bombe che vengono sganciate sulla popolazione civile nello Yemen?

Già nel gennaio 2017 esperti dell’Onu hanno accertato che l’Arabia Saudita ha sganciato ordigni di fabbricazione italiana sulla popolazione civile e che questo potrebbe costituire un crimine di guerra. Le conseguenze potrebbero essere pesantissime per l’Italia, che potrebbe rischiare di essere condannata per favoreggiamento di crimini contro l’umanità. Già a suo tempo il governo americano, all’epoca guidato da Barack Obama, decise di non inviare alcuni equipaggiamenti militari ai sauditi perché questi li usavano in maniera indiscriminata. Fu l’ufficio legale del presidente a consigliare ad Obama di vietare la vendita di certi tipi di armi all’Arabia Saudita. I legali ricordarono ad Obama come nel processo a Charles Taylor – ex presidente della Liberia e criminale di guerra condannato – venne condannato anche chi gli fornì le armi, in quanto i venditori erano al corrente dell’uso che ne veniva fatto. Noi per ora abbiamo presentato un esposto alla procura di Roma ma non escludiamo di rivolgerci anche a corti sovranazionali…leggi tutto l’articolo