Fonte: © Huffington Post
24/03/2014 13:14
Crescono le esportazioni di armi bresciane verso le zone di maggior tensione del mondo, come il Medio Oriente e l’Africa. Lo rivela l’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere di Brescia (Opal), presentando in anteprima i dati dettagliati forniti dall’Istat sulle esportazioni di armi dalla Provincia di Brescia, dove sorge la Fabbrica d’Armi Beretta.
Le esportazioni sono rimaste sostanzialmente stabili nel 2013 – spiega l’Opal – ma in forte aumento verso i paesi più instabili di Africa (+36%) e Medio Oriente (+23%). Sono aumentate anche le esportazioni verso il Nord America e i paesi dell’Unione Europea (entrambe dell’11,5%) che rappresentano da sempre i maggiori acquirenti di armi bresciane, mentre vedono una consistente contrazione quelle verso i paesi asiatici (meno 58%) e i paesi europei non appartenenti all’UE (meno 25%) tra cui la Turchia.
“Nonostante le reiterate rimostranze dei produttori bresciani di armi che per mesi si sono lamentati di presunti nuovi gravami burocratici tanto da chiedere di snellire la normativa, le esportazioni di armi dalla nostra provincia non sembrano affatto in crisi e anzi trovano nuovi acquirenti nelle zone dove le tensioni e i conflitti sono più frequenti”, spiega Piergiulio Biatta, presidente di Opal. “Rinnoviamo perciò il nostro invito al governo e alle autorità competenti ad esercitare tutte le necessarie cautele nel rilasciare le autorizzazioni all’esportazione. E cogliamo l’occasione per ringraziare l’ex ministro degli Esteri, Emma Bonino, la quale, anche a seguito della nostra richiesta, lo scorso agosto ha deciso di sospendere le esportazioni di armi verso l’Egitto”, conclude Biatta.
“L’analisi dei dati evidenzia ancora una volta la necessità di migliorare la trasparenza su queste esportazioni”, commenta Carlo Tombola, coordinatore scientifico di Opal. “Le cifre fornite dall’Istat rendono quanto mai difficile comprendere non solo la tipologia, ma soprattutto gli effettivi destinatari: si tratta, infatti, di armi e munizioni destinate sia alle forze armate che ai corpi di polizia e di sicurezza, sia per la difesa personale sia di tipo sportivo e per la caccia fino al collezionismo. Non è più accettabile ed è controproducente che l’Italia in questo settore, di cui è uno tra i leader mondiali, mantenga zone d’ombra e opacità: la Germania e la Svizzera che annoverano produzioni ed esportazioni altrettanto rilevanti pubblicano dei rapporti governativi ben più dettagliati e chiari”, conclude Tombola.
“Non vanno dimenticate – conclude Giorgio Beretta, analista di Opal – le esportazioni di armi verso nuovi acquirenti come il Guatemala (più di 4,8 milioni di euro) molto probabilmente per forniture alle Forze dell’ordine. Ma soprattutto al Libano (oltre 2 milioni di euro): esportazioni sulle quale da tempo chiediamo alle autorità competenti di fare chiarezza considerato che verso quel paese è tuttora in vigore l’embargo di armi da parte sia delle Nazioni Unite che dell’Unione Europea. Non ci risultano né esportazioni dirette al contingente militare Unifil o ad altre forze di sicurezza e ancor meno che il tiro al piattello sia diventato uno sport di massa nel martoriato paese mediorientale tanto da giustificare esportazioni di armi cosi rilevanti”, conclude Beretta.