Armi e munizioni italiane in Kazakhstan, l’appello per fermare le forniture

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La Rete pace e disarmo e l’osservatorio Opal chiedono al governo di interrompere l’export in base a quanto previsto dalla legge 185/90 e di sospendere l’Accordo di cooperazione militare del 2012 con il Paese asiatico. Tra i fornitori anche Fiocchi e Beretta

In considerazione della violenta repressione da parte delle forze di polizia e militari kazake nei confronti della popolazione e dei manifestanti, l’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa (Opal) e la Rete italiana pace e disarmo chiedono che venga immediatamente sospesa ogni fornitura di armi al governo e sia sospeso ogni accordo militare con il Kazakhstan.

La legge 185/90 che regolamenta la materia vieta espressamente l’esportazione di armi e materiali militari a Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni dei diritti umani. “Dal giugno 2012 il nostro Paese ha in vigore un ‘Accordo di cooperazione militare’ col Kazakhstan e risultano essere in corso esportazioni di armi e sistemi militari italiani”, denunciano le due associazioni in un comunicato. Secondo i dati ufficiali delle Relazioni governative al Parlamento esaminati da Opal negli ultimi dieci anni l’Italia ha autorizzato esportazioni di armi e materiali militari al Kazakhstan per oltre 1,7 milioni di euro. Si tratta principalmente di “armi e armi automatiche” e “munizioni”. Nel solo 2020 (ultimo anno per cui è possibile reperire i dati) il Kazakhstan ha acquistato munizioni Fiocchi (32mila cartucce calibro 5.56 e 4.015 cartucce cal. 12 per canna liscia) e armi per uso militare dalla Beretta (28 pistole mitragliatrici PMX calibro 9×19 con numerose parti di ricambio e caricatori supplementari). Secondo le statistiche del commercio internazionale, nel 2020 l’Italia ha effettivamente esportato in Kazakhstan oltre 465mila dollari di armi e munizioni, tra le quali è possibile che ci siano munizioni ad uso delle forze di polizia.[…]