Chiara Pizzimenti – Fonte: © Vanity Fair
29 marzo 2019
Nessuna correlazione per i sostenitori della nuova legge, opposto il parere delle associazioni che ribadiscono quanto sia semplice ottenere armi in Italia
Sono due concezioni opposte quelle che si scontrano nel dibattito sul possesso di armi in Italia. Da una parte c’è chi dice che il tema è del tutto staccato da quello della legittima difesa. Dall’altra c’è chi ricorda che la norma prevede esplicitamente «l’uso di un’arma legittimamente detenuta» e quindi considera una falsità l’affermazione che la nuova norma «non riguarda l’uso delle armi».
La legittima difesa, che pure già esisteva nella legislazione italiana, cambia con la nuova legge. L’articolo 1 modifica il numero 52 del codice penale e prevede che sia «sempre» legittima la difesa di chi «compie un atto per respingere l’intrusione posta in essere con violenza o minaccia di uso di armi o di altri mezzi di coazione fisica». Resta il processo, ma i magistrati avranno un minore potere discrezionale.
Subito dopo l’approvazione della nuova legge 70 deputati leghisti hanno sottoscritto un progetto di legge per raddoppiare la potenza dell’arma che può essere detenuta senza licenza. L’obiettivo è «rendere più agevole l’iter per acquistare un’arma destinata alla difesa personale» scrive il Corriere della Sera. La prima firmataria è la parlamentare Vanessa Cattoi. La norma è tecnica, aumentare da 7,5 a 15 joule il discrimine tra le armi comuni da sparo e quelle per le quali non è necessario il porto d’armi, ma il risultato pratico potrebbe essere quello di avere un numero maggiore di armi in circolazione.
La proposta leghista ha già il no del M5s «Io un Paese con la libera circolazione delle armi non lo voglio», spiega Luigi Di Maio, «non lo vuole il Movimento 5 Stelle e sono sicuro non lo vogliano nemmeno gli italiani». Immediata la risposta di Salvini che dice di non volere nessuna arma in più in Italia e che la nuova legge non modifica le norme per la detenzione di armi.
È vero che non viene per ora modificata la norma sulla detenzione di armi, già cambiata lo scorso autunno, ma il punto, secondo chi è contro la nuova legge sulla legittima difesa, sta proprio qui: in Italia non è difficile, al contrario di quanto riportano le associazioni pro armi, arrivare a possedere un’arma da fuoco. Basta essere incensurati, non avere malattie psichiche, non essere alcolisti o tossicodipendenti. La licenza vale per 5 anni. La maggior parte sono ora per uso sportivo.
Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa (Opal) di Brescia spiega: «In Italia ci sono più omicidi con armi legalmente detenute che omicidi per furti e rapine. Se c’è un’arma in casa è molto più facile che venga utilizzata per ammazzare un familiare, un parente o un vicino fastidioso che non per fronteggiare eventuali ladri».
È il timore di una giustizia privata quella di molte associazioni. Gabriella Neri è la presidente di Ognivolta onlus, fondata dopo l’uccisione del marito Luca Ceragioli e di un collega da parte di un ex collaboratore, che aveva il porto d’armi nonostante fosse sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio. «Avere un’arma in casa è un rischio, se ne può fare uso non per difendersi da un ladro, ma contro se stessi o i familiari. Il messaggio della legge è invece che possedere un’arma dà il diritto di fare quello che si vuole, anche un po’ un senso di onnipotenza. Si vive così armati materialmente, ma anche di testa senza adoperarsi più per eliminare i conflitti».
Anche sulla dicitura grave turbamento ha dubbi Gabriella Neri. «Significa che si è perso il controllo e questo è pericoloso come lo è anche il porre sullo stesso piano difesa dei beni e difesa della vita. Non si può considerare un diritto acquisito il possedere un’arma, servono controlli e regole».