Giorgio Beretta* – Fonte: © il manifesto
18 agosto 2020
Nell’ultimo anno (agosto 2019-luglio 2020) sono calati tutti i delitti (-18,2%). Più della metà (il 53,6%) degli omicidi in Italia avviene nel contesto familiare-affettivo
L’Italia non è mai stata così sicura negli spazi della vita pubblica. Ma è sempre più pericolosa nella sfera privata e familiare, soprattutto per le donne. Lo riporta il “Dossier Viminale”, presentato in occasione della riunione del “Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica” presieduto dalla ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese. Il dossier sconfessa innanzitutto, dati alla mano, “l’allarme sicurezza” costantemente agitato dalle forze politiche di destra e dai gruppi di informazione che li spalleggiano. Ed offre informazioni preziose per porre maggior attenzione ad alcuni fenomeni che stanno emergendo, spesso sottovalutati.
I dati, innanzitutto. Nell’ultimo anno (agosto 2019-luglio 2020) sono calati tutti i delitti in generale (-18,2%), tranne le frodi informatiche (+12,4%), e principalmente i furti (-26,6%), le rapine (-21,1%) e le truffe (-11,3%), cioè tutti quei reati che più preoccupano i cittadini. Attenzione: il calo dei reati non è dovuto all’emergenza Covid-19: anzi, nei tre mesi (9 marzo – 3 giugno) di lockdown l’incidenza dei furti e delle rapine risulta maggiore rispetto alla media annuale.
Nell’ultimo anno sono diminuiti soprattutto gli omicidi (-16,8%): i 278 omicidi volontari commessi tra agosto 2019 e luglio 2020 rappresentano il minimo storico mai registrato in Italia dagli anni Cinquanta. Sono diminuiti, ma solo di poco (tre casi), anche gli omicidi nella sfera familiare e affettiva che però si conferma l’ambito di maggior pericolosità. Oggi, infatti, più della metà (il 53,6%) degli omicidi in Italia avviene nel contesto familiare-affettivo: su un totale di 278 omicidi sono ben 149 gli omicidi familiari. Di questi, ben 58 omicidi, cioè quasi quattro omicidi familiari su dieci, si sono verificati proprio nel trimestre di lockdown a dimostrazione della forte rischiosità degli spazi ristretti della vita privata in particolare per le donne: 44 donne, a fronte di 14 uomini, sono state uccise in famiglia durante il lockdown.
Che la famiglia sia sempre più pericolosa per le donne è confermato da un altro dato: gli ammonimenti dei Questori per violenza domestica sono diminuiti nell’ultimo anno (1.068), ma tre anni fa erano stati solo 667 e, soprattutto, è aumentato il numero degli allontanamenti (398) di cui 156 durante il lockdown. Sono diminuite invece le denunce per stalking (13.579) di cui sono vittime in tre casi su quattro le donne.
Calano ormai da anni gli omicidi della criminalità comune e soprattutto della criminalità organizzata (solo 19 nell’ultimo anno), ma – come detto – rimangono invece pressoché invariati quelli in ambito familiare dove però aumentano gli omicidi che hanno come vittime le donne: erano stati 92 tra il 2018-19 mentre sono stati 104 tra agosto 2019 e luglio 2020.
Proprio questo dato dovrebbe portare ad una maggior attenzione agli omicidi che avvengono nell’ambito familiare e affettivo. Se, da un lato, va contrastata la cultura patriarcale che ne è all’origine e perpetua l’immagine della donna come una proprietà, si rendono sempre più necessarie, oltre ai provvedimenti di allontanamento, efficaci misure di sostegno alle donne. Ma occorrerebbe porre attenzione anche ad altri dati. L’Osservatorio OPAL di Brescia da alcuni anni pubblica un database degli omicidi con armi detenute da legali detentori di armi: nel periodo tra agosto 2019 e luglio 2020 a fronte di 104 omicidi di donne rilevati dal Viminale, ben 27 sono stati commessi con armi legalmente detenute. Ciò significa che più di un omicidio su quattro in ambito familiare-affettivo è commesso con armi in possesso di legali detentori.
E’ un dato già riscontrato l’anno scorso che manifesta ormai una tendenza: le armi detenute con licenza nelle case degli italiani solo raramente, infatti, servono a scopi difensivi, mentre sempre più spesso vengono utilizzate per ammazzare la moglie, la ex compagna, un vicino e per suicidarsi. Sarebbe pertanto necessario che il Viminale, nel prossimo rapporto, dedicasse una specifica attenzione all’incidenza delle armi regolarmente detenute sugli omicidi, specie quelli familiari: sono informazioni indispensabili per valutare l’efficacia delle norme in vigore e la necessità di maggiori controlli sui legali detentori di armi.
*Analista dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa (OPAL)
Foto: © il manifesto