di Giorgio Beretta* – Fonte: © il Manifesto
12 settembre 2021
Recenti fatti di cronaca hanno riportato all’attenzione il problema della diffusione delle armi in Italia. Vi è una «zona grigia» da cui emergono femminicidi efferati come quello della giovane Vanessa Zappalà, uccisa lo scorso 23 agosto ad Acitrezza dall’ex fidanzato con un’arma illegale; ma anche tentati omicidi come quello commesso da un anziano che ha ferito gravemente il vicebrigadiere Sebastiano Grasso intervenuto per sedare una lite fuori dalla chiesa: secondo alcune fonti il revolver era regolarmente detenuto dall’anziano mentre, stando ad altre fonti, la licenza gli era stata revocata. Fino ad un altro femminicidio, di due giorni fa, a Noventa Vicentina in cui Pierangelo Pellizzari ha sparato e ucciso la moglie, Rita Amenze nel parcheggio della ditta dove lei lavorava: l’assassino deteneva la pistola nonostante la licenza gli fosse stata revocata nel 2008. Questi casi dimostrano che chi si è visto revocare la licenza continua a detenere armi o sa come procurarsele, anche illegalmente.
Deteneva invece pistola, carabina e munizioni con un regolare porto d’armi a uso sportivo, Stefano Morandini, il «no vax» bergamasco del gruppo Telegram, con 200 iscritti, titolato «I guerrieri» che annunciava l’uso di armi, lacrimogeni, molotov e di un drone esplosivo da fare cadere sulla Camera: del gruppo faceva parte anche una donna, simpatizzante dell’indipendentismo veneto, alla quale nel 2019 era stato revocato, per problemi psichiatrici, il porto d’armi per uso sportivo.
Questi casi dimostrano l’attenzione dal parte delle forze dell’ordine nei confronti di fenomeni potenzialmente violenti. Ma dovrebbero far emergere anche il problema della «zona grigia» che si annida tra possesso legale e illegale di armi. Un’area che è favorita dalla facilità con cui si può ottenere una licenza per armi in Italia.
A qualsiasi cittadino incensurato, esente da malattie nervose e psichiche, non alcolista o tossicodipendente cronico è infatti generalmente consentito di ottenere una licenza dopo aver superato un breve esame di maneggio delle armi: non è richiesto, di solito, un accertamento specialistico sullo stato salute mentale né un esame tossicologico per rilevare l’uso di droghe.
È proprio grazie alla facilità con cui si può ottenere una licenza come quella di «tiro sportivo» (tiro al volo) che oggi esistono in Italia più di 400mila «tiratori fantasma» (su circa 580mila detentori di licenza), che non praticano alcuna disciplina sportiva, totalmente ignoti alle strutture sportive.
Ad un esame comparato delle normative, l’Italia risulta oggi uno dei paesi nell’Unione europea in cui è più facile ottenere una licenza per armi e detenerne un ampio numero. Con una licenza di uso sportivo, venatorio o un semplice nulla osta si può infatti detenere un vero arsenale di armi: tre revolver o pistole semiautomatiche con caricatori fino a 20 colpi, dodici armi cosiddette «sportive» (tra cui rientrano i famigerati fucili semiautomatici AR-15, i più usati nelle stragi in America, i fucili da cecchini «sniper» e alcuni tipi di fucili a pompa) con un numero illimitato di caricatori da 10 colpi e un numero illimitato di fucili da caccia, più 200 munizioni per armi comuni e 1.500 munizioni da caccia.
Sono norme fatte apposta per favorire la vendita di armi, Ma anche la detenzione di armi, un vero arsenale, da parte di gruppi potenzialmente violenti, sovversivi ed estremisti. Non a caso il «decreto antiterrorismo» approvato nel 2015 dal governo Renzi su proposta dei massimi organi della Polizia aveva introdotto forti limitazioni riducendo a sei il numero di «armi sportive detenibili con licenza: a seguito delle modifiche apportate nel 2018 dalla Lega con il consenso del M5S, il numero è stato invece raddoppiato così come la capacità dei caricatori.
Nei giorni scorsi è stato assegnato alla Commissione Affari costituzionali della Camera il disegno di legge 1737 che Walter Verini (Pd) ha presentato nell’aprile 2019: contiene importanti restrizioni, ma diversi punti potrebbero essere migliorati. Le associazioni della società civile che da anni monitorano i problemi della detenzione legale e illegale di armi da tempo hanno fatto presenti varie proposte e chiedono di essere ascoltate.
*Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di sicurezza e difesa – Opal