Il conflitto israelo-palestinese e la guerra in Yemen sono solo due tra decine di conflitti in corso a livello mondiale. L’Europa ha un ruolo nell’armare zone di instabilità? Quale?
Italia, esportatrice di armi nei paesi in guerra
Striscia di Gaza, maggio 2021: si riaccende il conflitto israelo-palestinese. In 11 giorni, Israele realizza 1.500 attacchi aerei, terrestri e marittimi. I palestinesi lanciano 4 mila razzi.
Intanto lo Yemen è entrato nel settimo anno di guerra. Il paese è a livelli catastrofici di carestia. Stati Uniti, Regno Unito, Spagna e Canada forniscono apertamente armi alla coalizione guidata dai sauditi.
L’Italia è il quarto paese esportatore di armi nell’Unione europea. Cosa vende e a chi? L’industria italiana non ci ha voluto rispondere. Ci siamo quindi rivolti alla rete antimilitarista, e siamo andati “Alla ex Aermacchi – spiega Francesco Vignarca di Rete pace e disarmo – che adesso è Leonardo divisione aerospazio aero-velivoli, fabbrica e aeroporto di produzione di aerei militari”. […]
Le ultime violenze fra israeliani e palestinesi hanno risvegliato il fronte pacifista europeo. A maggio una nave diretta in Israele si è fermata a Livorno. I portuali si sono rifiutati di caricarla. È stata la prima volta in assoluto in Europa.
Un mese dopo siamo andati a Livorno con i portuali genovesi. Le loro controparti locali hanno organizzato un incontro con attivisti dei diritti umani per pianificare azioni contro le armi nei porti.
La rete di esperti italiani, portuali e movimenti pacifisti è sempre più organizzata e ha stretto anche legami con movimenti simili in Europa. Vogliono denunciare quello che l’ong italiana The Weapon Watch chiama un business di guerra.
Mobilitazioni sono in corso anche in Germania. Qui la nave di Greenpeace Beluga II sta passando per le principali città portuali tedesche chiedendo una legge più severa sulle esportazioni: “Questa legge – spiega l’attivista Alexander Lurz – vieterebbe completamente tutte le esportazioni al di fuori dell’Unione Europea e di altri Stati europei. Nel 2019 la Germania ha esportato materiale bellico in 136 paesi. In tutto il mondo ha esportato in paesi in zone di guerra. Ha esportato in paesi in zone di crisi. Ha esportato in paesi che violano i diritti umani”.
A ogni scalo Greenpeace raccoglie firme per la nuova legge sulle esportazioni e presenta una mostra fotografica con informazioni esclusive sulle fiere delle armi, solitamente vietate al pubblico. Questi scatti sono un invito alla riflessione. Qual è la missione ultima dell’industria della difesa in Europa? Proteggere i cittadini? Il profitto? Il controllo geopolitico? La competitività? Qual è il ruolo dei diritti umani? Una cosa è certa: le armi non sono un business qualunque.