Quelle cartucce fatte in Italia sparate dai poliziotti di Myanmar

Antonio Maria Mira – Fonte: © Avvenire
venerdì 2 aprile 2021
Beretta dell’Opal: i bossoli trovati sono del 2014, l’anno in cui la fabbrica livornese vendette legalmente munizioni in Turchia, non si esclude quindi un’ulteriore cessione dei turchi
La scoperta che munizioni italiane sono state sparate in Myanmar contro i manifestanti e addirittura contro un’ambulanza, fa emergere ancora una volta le falle nella nostra legislazione. In particolare per le cosiddette «armi leggere», come pistole, armi sportive e da caccia. Infatti quelle che compaiono in molte foto provenienti dal Paese asiatico sono cartucce (non pallottole) calibro 12, che riportano chiaramente la scritta «Cheddite», il nome dell’azienda italo-francese di Livorno che produce proprio questo tipo di munizioni. Come è possibile che siano arrivate in mano alle forze dell’ordine o ai militari del Myanmar?

«I bossoli ritrovati in Myanmar – osserva Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio sulle armi leggere Opal di Brescia – riportano l’anno di fabbricazione: il 2014. Da un’attenta analisi dei dati Istat sul commercio estero e del registro del commercio internazionale delle Nazioni Unite (Comtrade) emerge una interessante coincidenza: nel 2014 sono state spedite dalla provincia di Livorno, «armi e munizioni» alla Turchia per 363.961 euro.

E nello stesso anno dal «registro Comtrade risulta che sono state inviate dalla Turchia a Myanmar 46mila munizioni del valore di 223.528 dollari. È quindi possibile che una parte delle cartucce prodotte da una azienda di Livorno inviate in Turchia sia stata poi esportata da un’azienda turca a Myanmar»…