Come sono finiti i proiettili italiani nelle armi che la polizia del Myanmar usa sui manifestanti

Nonostante l’embargo, munizioni prodotte a Livorno usate da esercito e polizia per reprimere le proteste. L’azienda nega ogni legame con il paese sotto embargo.

Alcuni citizen-journalists della ex-Birmania hanno raccolto testimonianze anche video sull’uso per la repressione delle manifestazioni di protesta di munizioni prodotte dalla livornese CheddireS.r.l. da parte di Polizia ed Esercito.

Come sono finite delle cartucce di una azienda che produce principalmente per il mercato della caccia nei fucili della polizia e dell’esercito birmano? «Le difficoltà nel rispondere a questa domanda rivelano uno dei grandi problemi del controllo della vendita di armi e munizioni nel mondo di oggi» dice il ricercatore canadese Yeshua Moser Puangsuwan.

Da Livorno, dove ha sede lo stabilimento Cheddire, fanno sapere di non aver mai venduto alcunché alla ex-Birmania, oggi Myanmar, ma sono infinite, e spesso non tracciabili, le triangolazioni usate per far perdere le tracce alle armi e alle munizioni vendute nel mondo