Più sanità e Istruzione, meno armamenti: una “battaglia” di civiltà al tempo del coronavirus

Umberto De Giovannangeli – Fonte: ©Globalist
27 novembre 2020 

Una “battaglia” che unisce idealità e concretezza. A condurla sono la Campagna Sbilanciamoci!e Rete Italiana Pace e Disarmo.

Più Sanità e Istruzione, meno armamenti. Una “battaglia” di civiltà al tempo del coronavirus. Una “battaglia” che unisce idealità e concretezza. A condurla sono la Campagna Sbilanciamoci!e Rete Italiana Pace e Disarmo.

Secondo i dettagli della Legge di Bilancio attualmente in discussione in Parlamento nel 2021 l’Italia  – rimarcano in un comunicato congiunto le due organizzazioni – spenderà oltre 6 miliardi di euro per acquisire nuovi sistemi d’armamento: cacciabombardieri, fregate e cacciatorpedinieri, carri armati e blindo, missili e sommergibili. Una cifra complessiva che è in forte aumento rispetto agli ultimi anni, e che deriva dalla somma di fondi diretti del Ministero della Difesa e di quelli messi a disposizione dal Ministero per lo Sviluppo Economico.

La recente autorizzazione del governo a vendere all’Egitto due navi da guerra è, perciò, nella scia di un rapporto consolidato. Si tratta di fregate multiruolo Fremm (fregate europee multi-missione), lunghe quasi 150 metri, dotate di sistemi missilistici antiaerei e sistemi lanciarazzi, oltre a numerose altre dotazioni.

Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di sicurezza e difesa, ha spiegato a Rainews 24 che “l’esportazione all’Egitto delle due fregate, originariamente destinate alla Marina militare italiana è, secondo diverse e autorevoli fonti di stampa nazionale ed estera, solo una parte di un più ampio affare militare in trattativa tra Roma e il Cairo». Si tratterebbe di un contratto tra i 9 e gli 11 miliardi che include altre quattro fregate missilistiche, 20 pattugliatori, 24 caccia multiruolo Eurofighter Typhoon, 24 aerei addestratori M-346, nonché un satellite di osservazione. Se le notizie fossero confermate sarebbe un affare con pochi precedenti.

L’opposizione a questo affare si è levata, più che in ambienti politici, nella società civile. La famiglia Regeni si è sentita un’altra volta tradita. Ma i problemi che pone l’Egitto non si limitano alla mancata collaborazione nel fare giustizia per l’omicidio brutale di un ricercatore, cittadino italiano.

Altre questioni sul tappeto riguardano i diritti umani, il trattato sulle armi, la guerra in Yemen, la Libia.

Di tutto ciò sono a conoscenza Palazzo Chigi, la Farnesina, il Ministero dell’Economia e Finanza, quello alla Difesa. Così come il Parlamento. Nessuno può dire: “Non sapevo”.