di Stefano Iannaccone – Fonte: ©Fanpage
Lunedì 9 Novembre 2020
La tragedia di Carignano aggrava il bilancio delle persone uccise da pistole legalmente detenute. Da inizio 2020 ci sono più di 30 vittime. I dati dell’Opal di Brescia denunciano che negli ultimi anni le armi regolarmente detenute hanno provocato più morti della mafia. Mentre l’esecutivo attuale non ha nemmeno sfiorato la normativa sulla legittima difesa che pure fu contestata durante l’approvazione in Parlamento.
Una tragedia, l’ennesima, legata all’uso di armi legalmente detenute. A Carignano, in provincia di Torino, si è consumata una strage in famiglia compiuta da Alberto Accastello che ha ucciso la moglie e ha aperto il fuoco anche sui figli, per poi suicidarsi. Ancora una volta a sparare è stata una pistola regolarmente denunciata. Un fatto tutt’altro che raro: l’Osservatorio permanente sulle armi leggere (Opal) di Brescia ha contato almeno 30 vittime fino a settembre, in media più di tre al mese, suicidi esclusi. Un dato da aggiornare, quindi, già con le persone uccise a Carignano. In generale le armi legalmente custodite uccidono più della mafia.
“Un dato è fondamentale: da 2 anni gli omicidi commessi con armi legali superano quelli di tipo mafioso: nel 2018 e 2019 sono 19 e 28 gli omicidi di mafia, ma 54 e 34 con armi legali. I legali detentori di armi uccidono più della mafia”, ha sottolineato su Twitter Giorgio Beretta, analista Opal. Uno dei casi più eclatanti è stato il colpo partito per sbaglio che ha ucciso un bambino di sei anni a Roma, lo scorso agosto. Uno strazio gigantesco. E al di là degli incidenti mortali connesse alle armi, ci sono omicidi volontari, spesso culminati in suicidi. Ad Aprila, a luglio, un uomo di 48 anni ha sparato alla moglie, 45 anni, uccidendola al culmine di una lite, per poi togliersi la vita a sua volta. Un elenco lungo. E con l’arrivo della crisi economica causata dalla pandemia di Covid-19 c’è il rischio di una recrudescenza di violenze armate domestiche.
“La situazione di angoscia e di crisi economica che stiamo vivendo non fa altro che accelerare questo genere di situazioni. Favorendo la richiesta maggiore di licenze per la detenzione di armi”, spiega a Fanpage Luca Di Bartolomei, autore del libro Dritto al cuore, in cui si parla del rapporto tra armi e sicurezza. “Abbiamo un Paese più armato – osserva Di Bartolomei – e a questo elemento dobbiamo porre attenzione per evitare che accadano stragi come quella di Torino”. “Da 20 anni – rimarca Beretta – le armi da fuoco sono le più usate negli omicidi famigliari. Negli omicidi famigliari l’arma non costituisce solo un mero strumento per l’assassinio, ma ‘condiziona lo svolgersi dei fatti e della interazione tra autore e vittima’”….
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